C’è una “C” di troppo nel nome del partito democratico-cristiano svizzero, così almeno ritiene la sua dirigenza intenzionata ora cambiare il proprio nome. In futuro il partito dovrebbe chiamarsi “Die Mitte”, “Le Centre”, “Alleanza di centro” e “Allianza dal Center”. Si intende dunque rinunciare alla C di cristiano, pur continuando a riferirsi allo stesso programma e ai medesimi valori che hanno finora caratterizzato il PDC.
Un cambio di nome difeso dal presidente del partito Gerhard Pfister che vuole così tentare di frenare la continua erosione di consensi di cui il PDC soffre da oltre trent’anni. Una mossa che dovrebbe anche permettere di portare a termine la fusione – di cui si parla ormai da qualche anno – con il Partito borghese democratico e portare la nuova formazione politica ad attrarre nuovi elettori, anche quelli che oggi non scelgono il PDC proprio a causa della C.
Da un’analisi realizzata dall’istituto GfS di Berna emerge infatti che ben l’80% delle persone, oggi lontane dal PDC, sceglie un altro partito proprio a causa di quel riferimento al cristianesimo. Ma è giusto rinunciare a quella “C” e come quei valori cristiani potranno continuare a forgiare il programma del PDC se il partito si presenterà con un nuovo nome?
Ne discuteremo a partire da un’intervista registrata con Joachim Rausis, presidente del PDC vallesano e con uno sguardo ai risultati delle elezioni cantonali argoviesi, dove il PDC ha guadagnato un seggio in Gran Consiglio ed ha brillantemente mantenuto un rappresentante in Consiglio di Stato.
Daniel Bochsler, politologo;
Martin Candinas, consigliere nazionale PDC (GR) e membro della presidenza nazionale;
Maddalena Ermotti Lepori, gran consigliera del PPD (TI).
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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