Buono, pulito e giusto

Slow food nel Moesano

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Per il secondo anno consecutivo la condotta Slow food della Mera ha voluto tornare a presentare alcuni dei suoi prodotti nel Moesano, e più precisamente a San Vittore. Ma quest’anno al grotto non profit gestito dalla parrocchia, oltre alla condotta valchiavennasca era presente anche la sezione ticinese. Non è mancata la presentazione e la degustazione dei presidi slow food bregagliotti e valtellinesi. Insomma, San Vittore si è dimostrato un vero crocevia della qualità e del gusto e l’appuntamento per il prossimo anno è già in elaborazione.  

Il piatto principale, i pizzoccheri, sono stati prodotti per l’occasione da due cuochi dell’istituto professionale Crotto Caurga di Chiavenna con il Furmentùn, la farina negra: sono solo alcuni dei nomi con i quali si definisce in dialetto il grano saraceno, uno degli alimenti fondamentali nella dieta dei contadini della Valtellina e dell’intero arco alpino fino all’inizio del secolo scorso. Un tempo presidio slow food oggi è al centro di un’attività di ricerca che ha coinvolto alcune università italiane.

Con la scomparsa della tradizione di macellare il maiale in casa, la Valposchiavo ha rischiato di perdere anche uno dei suoi prodotti più tradizionali. Oggi anche la grande distribuzione sostiene la filiera corta che a sud del Bernina è stata ricostituita grazie al presidio slow food.

In Valbregaglia il presidio slow food ha nomi diversi ma il sapore è unico: quello di una ricotta fatta con il latte di capra intero che ben si presta anche alla stagionatura. Antonia Marsetti ha incontrato una produttrice che ci parla dei problemi che affliggono i pastori.