L’interesse per l’antico borgo della Bregaglia italiana, spazzato via da una frana nel 1618, ha ripreso vigore a seguito della ripresa degli scavi promossi dall’Associazione italo-svizzera per gli scavi di Piuro e condotti dagli esperti dell’università di Verona.
Le campagne scientifiche di scavo archeologico hanno avuto inizio negli anni Sessanta. Le più importanti furono quelle del 1963 e del 1966 grazie al sostegno Fondo nazionale svizzero per la promozione delle ricerche scientifiche. Si tornò a scavare nel 1988, per caso, durante i lavori di arginatura del fiume Mera. Dai detriti emersero oggetti antichi, fra cui 130 monete provenienti da ogni parte d’Europa. Poi le attività di scavo si sono arenate.
Al centro dell’attenzione di questa campagna, che è terminata oggi, venerdì 7 ottobre 2016, è la storia dell’utilizzo della pietra ollare. Le prospettive però, come afferma ai nostri microfoni il presidente dell’associazione promotrice degli scavi, Gianni Lisignoli, sono rosee. A Piuro si è ripreso a scavare nel passato e difficilmente ci si fermerà.