Quasi un mese fa vi abbiamo parlato delle manifestazioni che arricchiscono il cartellone della stagione invernale, questa sera invece parliamo di marketing e ritroviamo Christian Vigne, direttore dell’Ente Turistico del Moesano, che abbiamo raggiunto con la nostra redazione mobile a San Bernardino.
In passato qui si puntava praticamente tutto sulla stagione invernale. Uscito di scena lo sci, tutto il contorno -che era già ricco- ha dovuto essere valorizzato. E San Bernardino sembra essere riuscito nella difficile impresa di far conoscere ed apprezzare il ventaglio di alternative che, sottolinea il Direttore dell’Ente Turistico, non riguardano esclusivamente la stagione invernale. A San Bernardino si è veramente saputo iniettare nuova linfa e i risultati stanno arrivando. Per quello che riguarda la ricettività nelle strutture alberghiere ci sono dei momenti per cui si potrebbe avere il triplo della ricettività, ad esempio a Natale e a Carnevale. In altri momenti effettivamente risulta più difficile, non avendo un prodotto trainante da abbinare alla vendita della camera, ma ci si sta tentando con alcuni eventi e attività che invogliano l’utenza a scegliere questa destinazione anche nei periodi meno attrattivi. Si sta dunque lentamente trovando un equilibrio. L’estate sta arrivando a livello di numeri a quella che un tempo era la stagione fredda. Questo grazie, in un certo senso, anche ai mutamenti climatici. L’estate sempre più torrida al piano, spinge la gente in altura per trovare refrigerio perciò si deve sforzare ad offrire delle attività durante la stagione calda. Da una parte è un vantaggio dall’altra questo nuovo scenario costringe a nuove sfide: trovare delle nuove offerte da proporre quando la meteo costringe a delle attività indoor. A 1600 metri di altitudine, anche d’estate, non fa certo caldo.
In Valposchiavo l’inverno non è certo la stagione di punta. Anzi. Ciò nonostante a sud del Bernina non mancano le iniziative per rendere indimenticabile il soggiorno a chi decide di trascorrere la vacanza lontano dalle affollate piste dell’Engadina e lontano dai chiassosi après ski dei domini sciabili valtellinesi. La moda è scoppiata alcuni anni fa, complice l’assenza di neve in quota. Chi non ha potuto inforcare gli sci potrà mettersi ai piedi un paio di pattini sul Lago Bianco che il comune di Poschiavo ha concesso gratuitamente per due anni Alla ditta organizzatrice. Per la sicurezza non ci sono problemi dato che la superficie del ghiaccio è notevole. Per quanto riguarda l’accesso al lago è dato da un unico passaggio che garantisce la sicurezza. La pista sul lago aprirà il 15 dicembre e chiuderà il 20 gennaio.
Sci alpino con discese adatte ad appassionati di ogni livello e fondo con itinerari per tutti i gusti si possono invece trovare nel comune di Bregaglia. Le opportunità per divertirsi sulla neve non mancano dunque e, visto che già a novembre il territorio si è imbiancato, c’è spazio per l’ottimismo. L’attenzione si concentra naturalmente sulla località di Maloja. Fiore all’occhiello è specialmente il fondo ma non mancano le offerte per chi ama il pattinaggio e lo sci. In Bregaglia, va detto, quello che si cerca non è il turismo di massa. Chi sceglie la valle di Giacometti cerca anche un po’ di tranquillità.
Valtellina e Valchiavenna hanno nella stagione invernale la loro punta di diamante, ma l’esposizione bancaria degli impianti di risalita ha raggiunto livelli tali che i bilanci in rosso sono solo la punta di un iceberg di una crisi che sembra aver spinto le aree sciistiche sull’orlo del collasso. Non è un caso che in regione Lombardia si parla da tempo di una legge ad hoc. E’ una vera e propria industria quelli degli impianti di risalita, che dà lavoro a oltre 600 dipendenti tra fissi e stagionali senza contare tutto l’indotto del settore del commercio e del turismo. In Provincia di Sondrio gli impianti di risalita generano grosso modo 70 milioni di euro mai il settore sci è in crisi un po’ dappertutto, anche a causa delle pessime stagioni che si sono avute negli ultimi anni (esclusa l’ultima). C’è una lieve ripresa ma gli impianti si sono indebitati nel corso degli anni. A livello lombardo 250 milioni di euro; oltre 180 solo in Valtellina. Tra le voci che maggiormente pesano nell’esposizione bancaria vi è indubbiamente quella della produzione di neve artificiale, pratica ormai indispensabile vista la poca neve in quota e la sempre presente inversione termica.