Una grande festa come rampa di lancio per il calcio femminile

L’Euro 2025 in Svizzera è stato un successo su tutta la linea, con la nostra Nazionale trascinata da migliaia di tifosi rossocrociati fino allo storico quarto di finale contro la Spagna. La qualificazione è arrivata dopo un finale al cardiopalma nella terza partita della fase a gironi, culminato nel gol di Xhemaili al 92’ della sfida con la Finlandia che ha mandato in tripudio lo Stade de Genève. Tantissimi i record battuti nella rassegna continentale, a partire da quelli di affluenza e di share televisivo. E come dimenticare le fan walk con migliaia di persone riversate per le strade o gli allenamenti seguiti da moltissimi tifosi? Un evento, quello organizzato in otto città della Svizzera da Ginevra a San Gallo e da Basilea a Lucerna (con il Ticino escluso, ma solo per la mancanza di uno stadio a norma), che ha portato il calcio femminile in una nuova dimensione, come si evince anche dai premi più che raddoppiati dall’UEFA rispetto a Inghilterra 2022.

Già a partire dalla richiesta e dai biglietti venduti prima dell’inizio dell’Europeo si era capito che sarebbe stata un’edizione da record a livello di pubblico presente alle partite. Un primato superato prima del termine, ovvero con la prima semifinale tra Inghilterra e Italia a Ginevra, che ha fatto salire il contatore a oltre 600mila presenze, e arrivato a 657’291 con l’atto conclusivo tra le Leonesse e la Spagna al St. Jakob-Park. Il precedente record di 574’875 era stato registrato tre anni prima anche grazie alla finale da 68’871 spettatori di Wembley, mentre a Basilea (con una capienza ben minore) hanno assistito alla sfida per il trofeo 34’203 appassionati.

Ma il successo di Women’s Euro 2025 è andato ben oltre le presenze negli stadi. Dalle impressionanti fan walk dei tifosi (95’000 in totale, 15’000 solo quelli a Berna prima del quarto di finale tra Svizzera e Spagna), agli allenamenti delle rossocrociate seguiti da migliaia di persone: tutto il contorno ha reso il torneo un evento indimenticabile. E con oltre 65 emittenti partner dell’UEFA in oltre 165 nazioni, più di 400 milioni di persone hanno seguito le partite in diretta per un’audience globale di oltre 45 milioni di spettatori, rendendo Euro 2025 l’edizione più seguita di sempre.

Sull’onda dell’entusiasmo dei tifosi rossocrociati, la Svizzera si è per la prima volta qualificata per i quarti di finale di un grande torneo. Eppure l’inizio era stato amaro per le rossocrociate: contro la Norvegia, nonostante una buona prestazione davanti a 34’000 spettatori, era maturata una sconfitta per 2-1. Al vantaggio di Riesen nel primo tempo ha risposto Hegerberg al 54’ e 4’ dopo uno sfortunato autogol di Stierli ha permesso alle ospiti di ipotecare il successo. La reazione non si è però fatta attendere. Nella seconda partita Wälti e compagne, sostenute a gran voce dai tifosi del Wankdorf, sono venute a capo dell’Islanda, battuta per 2-0 grazie ai sigilli di Reuteler e Pilgrim nella ripresa.

Dall’esito della terza e ultima partita con la Finlandia dipendeva il passaggio del turno e le ragazze allenate da Sundhage, a cui bastava un punto per qualificarsi in virtù della migliore differenza reti, hanno tenuto tutti con il fiato sospeso. Allo Stade de Gèneve è successo poco o nulla fino al 79’, quando Kuikka ha portato in vantaggio le nordiche su rigore concesso per un fallo in area di Calligaris. Costrette a cercare la rete, le elvetiche - sostenute a gran voce dai 26’000 presenti - si sono riversate in avanti fino ad ottenere al 92’ con Xhemaili, servita in area da Reuteler, il tanto agognato pareggio che ha fatto esplodere lo stadio.

Ad attendere la Svizzera nei quarti c’erano però le campionesse del mondo della Spagna, rivelatesi alla fine troppo forti nonostante la grinta e il carattere messi in campo dalle rossocrociate. Il rigore sbagliato da Caldentey al 9’ ha mantenute vive le speranze delle elvetiche e di tutto il popolo svizzero che credeva nella possibilità di centrare la più grande impresa del calcio femminile del nostro Paese, ma tra il 66’ e il 71’ Athenea Del Castillo e Pina hanno infranto i sogni di gloria di squadra e tifosi. Una sconfitta dolorosa ma che nulla toglie ai meriti della Nazionale femminile, ad immagine del caloroso saluto del Wankdorf al termine della stessa partita e poi di Piazza Federale, dove le eroine sono state onorate e festeggiate per le emozioni che sono state capaci di regalare a un’intera nazione.

Il duello per il trofeo ha visto opposte Inghilterra e Spagna, di fronte in un ultimo atto per il terzo anno consecutivo. Campionesse in carica contro campionesse del mondo, con le iberiche favorite per il titolo anche per il modo con cui hanno raggiunto la finale oltre ai grandi nomi come Bonmatí e Putellas, mentre le Leonesse si sono qualificate grazie a due rimonte clamorose nei quarti (con la Svezia) e in semifinale (con l’Italia). Alla fine però è stata di nuovo l’Inghilterra a sorridere in campo continentale grazie al successo per 4-2 ai rigori dopo l’1-1 dei 120’. Alla rete di Caldentey nel primo tempo aveva risposto Russo a inizio ripresa, mentre dal dischetto è stata Kelly, già decisiva contro le Azzurre, a fare la differenza. La principale nota di merito va però sicuramente all’allenatrice Sarina Wiegman, artefice del trionfo delle inglesi. La 56enne olandese ha festeggiato il terzo titolo europeo consecutivo, visto che alla guida dei Paesi Bassi nel 2017 c’era ancora lei, raggiungendo la quinta finale di fila nei grandi tornei. Numeri da capogiro, insomma.

Investimenti e professionalizzazione del mestiere stanno portando i loro frutti, come dimostra il calcio osservato quest’estate in Svizzera. Già prima dell’inizio del torneo erano preventivati 20-25 milioni di euro di perdita, nonostante le cifre da record attese. Secondo l’UEFA si tratta però di un investimento per il futuro, dato l’aumento dei premi del 156%. Senza questo passo, l’edizione 2025 sarebbe già risultata in attivo. Sono inoltre sempre di più le donne coinvolte: in questa edizione si è ad esempio raggiunta la cifra record di 7 allenatrici su 16 squadre, una in più rispetto alle precedenti due edizioni e ben quattro in confronto al 2013 e al 2009. Il livello dell’ultima edizione è stato alto e si è notata un’evoluzione del gioco sotto tutti i punti di vista: tecnico, tattico, fisico, di intensità e spirito combattivo. Uno spettacolo destinato a crescere negli anni a venire e sempre più apprezzato da ampie fasce di pubblico.