Dopo una lunga estate, il nuovo corso del Lugano firmato Mitell ha finalmente rotto il ghiaccio. Tre partite in una settimana, tre avversari di spessore (Friborgo, Zugo e Zurigo) e le prime indicazioni di una squadra ancora formato “work in progress”. Un solo punto conquistato, ma con maggior brillantezza offensiva potevano essere almeno tre punti in più. Il nuovo volto dei bianconeri alterna fasi interessanti di gioco ad alcuni limiti evidenti. Il cantiere bianconero è appena aperto con le fondamenta difensive che appaiono più solide, ma in avanti la scintilla ancora stenta ad accendersi.
** Solidità difensiva: guardando i numeri nudi e crudi, qualcuno potrebbe chiedersi se il reparto arretrato sia davvero migliorato rispetto alla scorsa, sciagurata stagione. La realtà è che i dati - appesantiti dal terzo periodo contro gli ZSC Lions - raccontano solo una parte della storia. L’altra faccia della medaglia dice che il Lugano è tra le squadre che concedono meno tiri in assoluto. A cambiare non sono solo i numeri, ma l’intero assetto difensivo: ogni giocatore partecipa alla copertura della gabbia e l’uscita dal terzo appare molto meno macchinosa, più fluida e ordinata.
* Niklas Schlegel: ad oggi, l’estremo difensore zurighese è un pilastro imprescindibile per gli equilibri della squadra. Contro il Friborgo ha brillato con parate decisive che hanno tenuto a galla i suoi, mentre contro lo Zugo ha incassato due reti sulle quali non ha particolari responsabilità: merito degli avversari più che suoi demeriti. Il Lugano sa di dover gestire con attenzione l’impiego di Schlegel, a patto che Van Pottelberghe sia in grado di alzare sensibilmente il livello delle sue prestazioni.
- Attacco: quattro reti in tre partite sono un bottino troppo magro per sperare di raccogliere punti. È vero: i meccanismi offensivi devono ancora trovare fluidità, ma la sensazione è che manchi quel sano “killer instinct” capace di fare la differenza nei momenti chiave. La terzultima efficienza al tiro in campionato fotografa bene le difficoltà di Fazzini e compagni in questo avvio di stagione.
-- Stranieri: eccezion fatta per Carrick - convincente soprattutto in fase di transizione - gli altri stranieri (Sanford, Perlini e Sgarbossa) stanno faticando parecchio. Se per Sanford, completamente fuori ritmo, e per Sgarbossa può valere la scusante dell’adattamento all’hockey svizzero, per Perlini non ci sono al momento attenuanti. I numeri parlano chiaro: in tre partite i tre attaccanti hanno prodotto complessivamente un solo assist. Non solo manca la concretezza sottoporta, ma pure le giocate di qualità che da un import ci si aspetta. Al momento, Sanford (-4 di plus/minus) e Perlini (-4 e 6’ di penalità) stanno trascinando sì la squadra, ma nella direzione sbagliata. La speranza è che i rientri di Sekac e Kupari possano restituire creatività e gol a un Lugano che deve ritrovare il prima possibile la strada verso il gol.
A Tutto Hockey
RSI A tutto Hockey 13.09.2025, 23:52