David Geffen non ha mai suonato una nota, ma ha orchestrato alcune delle sinfonie più potenti della storia della musica. Nato nel 1943, è stato il più giovane tra i grandi discografici raccontati nel programma, eppure forse il più influente. Dalla scena californiana degli anni ’70 fino all’esplosione del grunge, Geffen ha saputo fiutare il talento e trasformarlo in rivoluzione.
La sua carriera inizia come agente alla William Morris, ma è con Laura Nyro che diventa manager e dà il via alla sua scalata. Fondatore della Asylum Records, è il regista dietro la nascita degli Eagles, la consacrazione di Joni Mitchell, Jackson Browne e tanti altri. La sua visione? Creare una scena, un ecosistema musicale che ruotasse attorno a Laurel Canyon e che parlasse a una generazione in viaggio, letteralmente e metaforicamente.
Negli anni ’80 fonda la Geffen Records, firmando artisti come John Lennon, Elton John, Peter Gabriel e, più tardi, Guns N’ Roses e Nirvana. Non sempre capiva la musica che produceva, ma sapeva riconoscere chi aveva il coraggio di crederci. Come quando, con una semplice telefonata a MTV, trasformò “Sweet Child o’ Mine” in un fenomeno globale.
Geffen è stato anche un pioniere fuori dallo studio: primo avvocato discografico a fare coming out, consigliere di Bill Clinton, collezionista d’arte e co-fondatore della DreamWorks con Spielberg. Un uomo esuberante, visionario, spesso spregiudicato, ma capace di lasciare un’impronta indelebile.
Oggi, il suo lascito vive nei cataloghi che ha saputo valorizzare prima di tutti, nei dischi che hanno segnato epoche e nei manager che ancora cercano di replicare la sua audacia.