Il denaro di Allah
La city londinese punta a diventare la Mecca della finanza islamica, e la Gran Bretagna sarà dal 2014 il primo Paese non musulmano ad offrire Sukuk, speciali obbligazioni rispettose dei dettami del Corano, che vieta investimenti speculativi, interessi sul denaro, titoli in borsa, derivati, con un elevato rischio di trascinare nel baratro una pur sana economia. Pragmatismo e volontà politica. Non senza una scelta di campo che può sorprendere, quella annunciata dal primo ministro britannico David Cameron al 9. Forum economico islamico, il primo organizzato in occidente, stanziando un primo bond islamico da 200 milioni di sterline, che apre nuove fonti di finanziamento per il Tesoro di Londra. Si tratta di una prima piccolissima tranche nell’immensità di un potenziale di 1’300 miliardi in gioco, sgorgati in massima parte dai pozzi petroliferi. Ma rappresenta un grande segnale a tutto il mondo occidentale, alla sua finanza, messa fuori legge dalla sharia. Perché il Corano autorizza soltanto il guadagno su investimenti nell’economia reale. Che produce beni, servizi, crea ricchezza e non dividendi. Per questo il sistema bancario islamico non ha rischiato il tracollo, ha attirato investitori occidentali e ha riassorbito anche investitori islamici tentati dalla finanza occidentale. Che a partire da Londra si appresta ora a raccogliere una nuova opportunità.
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