È saltato l’accordo fra l’Associazione industrie ticinesi (AITI) e i sindacati sulla concessione di deroghe alle aziende in difficoltà in cambio di minimi salariali di 3'000 franchi.
Dopo trattative protrattesi per diversi mesi, l’intesa doveva essere firmata alla fine del mese scorso. In marzo, all'assemblea del 50esimo dell'AITI, il presidente Daniele Lotti aveva dato la disponibilità dell'associazione ad entrare in materia sulla questione e all'inizio di maggio si era raggiunto un accordo di massima. Accordo che però oggi è sfumato.
Il patto per i periodi di crisi prevedeva la possibilità per le aziende di ridurre i costi del lavoro attraverso anche l'introduzione di deroghe sulle ore svolte dagli operai. In cambio i sindacati chiedevano però dei minimi salariali per tutto il settore industriale.
Le reazioni
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Rolando Lepori (Unia), al microfono di Furio Ghielmini
RSI Info 21.06.2012, 19:23
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Stefano Modenini (AITI), al microfono di Furio Ghielmini
RSI Info 21.06.2012, 19:23
Solo tre rami tutelati
È di venerdì scorso la notizia che la Commissione tripartita ha deciso di introdurre un contratto “normale” di lavoro, non esteso però a tutta l’industria, per contrastare gli effetti perniciosi della libera circolazione, in particolare il dumping salariale. Il contratto normale sarà applicato (se avallato dal Consiglio di Stato) ai rami ritenuti particolarmente esposti della farmaceutica, della fabbricazione di apparecchiature elettriche, di prodotti elettronici e ottici. Prevede un salario minimo di 17.30 franchi all'ora e alcune indennità, di modo che il salario arrivi intorno ai 3'300 franchi chiesti dai sindacati (Unia e OCST).
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