Inchiesta

Migros, strani metodi di un datore di lavoro “esemplare”

Testimonianze mostrano come le condizioni di impiego dentro la cooperativa fondata da Duttweiler siano peggiorate - “Commessi errori - dice il presidente generale Irminger - ma sono casi isolati”

  • Oggi, 06:33
Il gigante arancione festeggia i cent'anni nel 2025.jpg

Il gigante arancione festeggia i cent'anni nel 2025

  • Keystone
Di: François Roulet e Laurent Nègre (RTS)/Spi 

Un’inchiesta di Temps Présent su RTS mostra come Migros abbia peggiorato le proprie condizioni di lavoro negli ultimi anni. Cifre e testimonianze rivelano che i dipendenti fragili sono spinti ad andarsene, che la richiesta di produttività aumenta e che le condizioni pensionistiche variano all’interno del gruppo, dove tutti i dipendenti sono lontani dallo stare sullo stesso piano. Il presidente della direzione generale Mario Irminger riconosce che sono stati commessi degli errori, ma continua a difendere l’esemplarità dell’azienda che guida.

Migros, fondata nell’agosto 1925, sta celebrando il suo centenario e sta organizzando numerosi eventi in tutta la Svizzera, non perdendo mai occasione di ricordare i valori sociali del suo fondatore. Gottlieb Duttweiler scelse infatti di porre le persone, e non il profitto, al centro delle attività della cooperativa.

Concepiva Migros come una famiglia per i suoi dipendenti e offriva buoni salari e condizioni di lavoro che facevano invidia al settore della vendita al dettaglio. Un ideale che non regge più alla prova dei fatti presso il più grande datore di lavoro del Paese.

Flessibilità e delocalizzazione

Veronica (questo non è il suo vero nome), cassiera e venditrice alla Migros da 35 anni, lamenta il peggioramento delle condizioni di lavoro. Entrata in azienda all’età di 15 anni per l’apprendistato, ora si reca al lavoro con un nodo allo stomaco: “Una volta potevamo scegliere il nostro giorno libero”, spiega. “Eravamo assunti per un lavoro, un mestiere, e c’era un’atmosfera familiare. Oggi bisogna fare tutto: il pane, la cassa, le vendite, la sorveglianza delle casse automatiche. C’è meno personale. C’è una pressione molto forte. Non si può più scegliere un giorno libero fisso alla settimana. E si può essere spostati da un negozio all’altro nello stesso giorno. Veniamo mandati in un’altra succursale, senza istruzioni, e dobbiamo cavarcela da soli”.

Un altro dipendente fedele, François Zurcher, macellaio presso Micarna a Ecublens, alle porte di Losanna, si prepara ad andare in pensione con un retrogusto amaro. All’inizio del 2024, Migros ha annunciato bruscamente la chiusura della sede di Micarna a Ecublens entro la fine di maggio 2025, in vista di una centralizzazione a Courtepin, nel cantone di Friburgo. Irremovibile, il gigante arancione si è rifiutato di proporre un piano sociale ai dipendenti impossibilitati a spostarsi, provocando uno sciopero storico. “Non volevano sentire ragioni”, dice François Zurcher. “Ci sono donne che non hanno la patente di guida: come si può pretendere che siano a Courtepin alle 5 del mattino?”.

Mario Irminger, presidente della direzione generale di Migros, interpellato da Temps Présent, riconosce un errore: “A mio parere, non abbiamo supportato abbastanza questo processo”, afferma. “Quando si effettua una trasformazione nell’arco di uno o due anni, come nel caso di Ecublens, gli stravolgimenti sono molto forti. Dobbiamo sostenere le persone da vicino, tenere conto delle loro preoccupazioni, e non l’abbiamo fatto abbastanza”.

I più fragili costretti ad andarsene?

Temps Présent ha sentito anche ex dipendenti la cui salute è peggiorata e che sono stati costretti a lasciare il gruppo. Nella regione del Giura, Esther Frossard deplora l’attitudine di Migros che l’avrebbe spinta a dimettersi dopo 16 anni di lavoro.

“Ho avuto diverse lunghe assenze a causa di operazioni alle spalle e alle ginocchia”, racconta. “Ma sono sempre tornata e ho dato il massimo per il lavoro che amavo. Un giorno sono stata convocata nella sede centrale di Münchenstein (sede della cooperativa Migros-Basilea, ndr). C’erano una donna delle risorse umane e un uomo che non parlava francese e mi hanno detto: “Ci sono dei problemi con lei, signora Frossard, e pensiamo che la soluzione migliore sia che lei si dimetta”. Al rifiuto di Esther, Migros l’ha licenziata il 31 marzo 2024.

Esiste dunque una strategia all’interno del gruppo per sbarazzarsi dei dipendenti più vulnerabili? “No, assolutamente no”, ribatte Mario Irminger. “Migros è, e rimarrà, un datore di lavoro esemplare. Ma bisogna tenere presente che abbiamo 100’000 collaboratrici e collaboratori. Credo che ci siano sempre casi isolati in cui commettiamo degli errori. Questo chiaro, è la realtà, ma quello che stiamo cercando di fare è imparare da questi casi e adottare misure per garantire che non si ripetano”.

Due “classi” di dipendenti

Dei 100’000 dipendenti del gruppo, quasi la metà non beneficia delle condizioni “storiche” di Migros, in particolare della sua cassa pensioni, molto generosa per il settore: i dipendenti contribuiscono al fondo con l’8,5% del loro stipendio, mentre Migros versa il 17%. Solo i dipendenti coperti dal contratto collettivo nazionale di Migros hanno accesso a questo fondo.

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Se nel 2004 era coperto l’83% dei dipendenti, nel 2024 la percentuale è precipitata al 56%. Si tratta di una strategia deliberata, poiché Migros non vuole armonizzare le condizioni delle aziende che acquisisce, come Galaxus, Denner o Migros Online (ex LeShop.ch). “C’è una ragione storica per questo”, spiega Mario Irminger. “Nel corso del tempo, Migros ha sviluppato le sue condizioni di lavoro e ha stabilito un contratto collettivo nazionale. Poi sono state rilevate aziende come Digitec Galaxus, e noi vogliamo operare come nel federalismo svizzero, con fiducia. Pertanto, lasciamo che queste entità seguano il proprio percorso, all’interno del proprio modello, e ci assicuriamo che le condizioni siano esemplari, sia a Galaxus che a Denner”.

Le condizioni di pensionamento hanno da tempo distinto Migros dai suoi concorrenti, in particolare dagli hard discount, che non offrono un tale secondo pilastro. Tuttavia, se Migros riduce l’accesso al suo generoso regime previdenziale, in particolare nei settori in crescita come la vendita al dettaglio online, rischia anche di perdere la sua attrattiva sul mercato del lavoro. I suoi concorrenti Lidl e Aldi offrono infatti salari minimi di 4’600 e 4’760 franchi al mese, contro i 4’200 franchi di Migros.

Da parte sua, Migros Ticino, contattata dalla RSI, afferma di avere “le medesime condizioni ‘nazionali’, che per il nostro Cantone e per il settore del commercio al dettaglio in Ticino sono da considerarsi buone”. Ad esempio, ricorda il portavoce Luca Corti, “solo la soluzione di cassa pensione Migros corrisponde mediamente a circa 300 franchi mensili in più”.

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