Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, a 40 km dal confine con la Russia, è una città quotidianamente sotto tiro di missili e droni. Margarita Artemenko, la giovane coordinatrice dei servizi medici di emergenza, è nella grande sala delle centraliniste dove, su un maxi-schermo, si vede tutta la regione di Kharkiv e alcune località vicine al fronte che sono rimaste senza assistenza medica.
“Come servizio di emergenza, effettuiamo evacuazioni dalle zone del fronte, trasportiamo il personale militare da un centinaio di località agli ospedali, dagli ospedali mobili all’ospedale di Kharkiv”, dice Artemenko ai microfoni di SEIDISERA della RSI. “Qui ricevono alcune cure primarie, stabilizziamo le loro condizioni. E poi li mandiamo in ospedale per le cure. Si tratta di cure mediche d’emergenza. E spesso di casi estremi. Dobbiamo reagire rapidamente, prendere decisioni difficili, come le amputazioni traumatiche. Dal punto di vista emotivo, ovviamente, è difficile”.
A preoccupare la coordinatrice medica ci sono i crescenti problemi al sistema respiratorio nei soldati che arrivano dal fronte “da un po’ di tempo i soldati si presentano da noi con attacchi di soffocamento. Sospettiamo che i russi usino gas tossici.” Una constatazione che conferma il frequente uso di armi chimiche in molte zone del fronte da parte della Russia. L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche ha confermato la presenza di agenti tossici documentati e denunciati dall’Ucraina.
“Le tattiche della guerra continuano a cambiare, di conseguenza anche i tipi di ferite che vediamo qui”, continua la dottoressa Artemenko. “Se prima si trattava di ferite da colpi artiglieria, ora vediamo soprattutto le conseguenze di massicci attacchi con mine. E poi ci sono le emergenze della popolazione che non è al fronte. Quello che constato è che l’elevato stress a cui sono sottoposti tutti aggrava le malattie croniche.”






