In Serbia è sempre vivo il clima di protesta contro le istituzioni. E domani, sabato, ricorrerà il primo anniversario della tragedia a Novi Sad, dove il crollo di una pensilina esterna alla stazione causò la morte di 16 persone: un evento che ha dato la stura a un anno di contestazioni contro i dirigenti del Paese, accusati di malgoverno, corruzione, scarsa democrazia e controllo dei media.
L’inviata della RSI Brigitte Latella si è recata alle porte di Novi Sad, dove in queste ore è atteso l’arrivo di una delle marce di protesta degli studenti. Diverse, quelle che sono state organizzate in vista delle commemorazioni. C’è chi è partito da sud già 16 giorni fa per percorrere quindi circa 350 chilometri: “16 giorni, ossia uno per ogni vittima” della sciagura del 2024, ha spiegato l’inviata in collegamento con Prima Ora, aggiungendo che altri 4’000 dimostranti arriveranno invece da Belgrado e “sono partiti ieri mattina”. Intanto si registra “un grande appoggio della popolazione a queste proteste”: un netto sostegno a questi giovani identificati come coloro che “hanno voluto prendere il mano il futuro” della Serbia e “chiedono un cambiamento importante”.
“I giovani hanno dato la sveglia alla nostra nazione”, ha detto ad esempio ai nostri microfoni una pensionata che li appoggia. “Per noi”, osserva, “è ovvio che siano stati gli studenti a iniziare tutto questo, perché non vedono un futuro”. Le fa eco un altro sostenitore dei giovani: “Abbiamo voluto accogliere chi sta marciando verso Novi Sad per protestare, perché sono morte delle persone a causa del nostro governo corrotto”, ha affermato, sottolineando che “continueremo a protestare finché quei criminali non se ne andranno o finiranno in prigione” e che “i ragazzi hanno bisogno del nostro aiuto”

Serbia, studenti ancora in piazza
Telegiornale 31.10.2025, 20:00
L’incidente di Novi Sad è assurto ormai a “simbolo del malgoverno” del Paese e una delle rivendicazioni, rammenta Latella, consisteva nella pubblicazione dei capitolati dei lavori eseguiti alla stazione. Ma questi capitolati “sono stati pubblicati, modificati e ripubblicati”, col risultato che, anche per questo, “la fiducia nelle istituzioni è calata”. Ora si è sviluppato il movimento di protesta “più ampio dai tempi della cacciata di Slobodan Milosevic” e sono ormai in tanti a confidare che “si concluda allo stesso modo, ossia “con la partenza dell’attuale governo, dell’attuale presidente”. Sviluppi che però sono naturalmente tutti da vedere.
“Noi speriamo tutti per il meglio, speriamo che qualcosa cambi”, ha intanto dichiarato alla RSI uno degli studenti che animano la protesta. “Per questo cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica” in tutto il Paese, attraversando con le nostre marce villaggi dove, diciamo, regna l’oscurità mediatica. Vogliamo svegliare la gente in tutta la Serbia”
L’inviata della RSI ha quindi ripercorso aspetti e momenti salienti di quest’anno di mobilitazione, che peraltro è sostenuta anche dalla comunità serba in Svizzera. L’obiettivo, ha sottolineato, è in realtà di ampio respiro, ossia di “un cambiamento sociale, oltre che politico”. Sono infatti in tanti ad aver detto ai nostri microfoni che “non basta cambiare il governo, se poi quello nuovo farà le stesse cose di quello vecchio”. Subito dopo la tragedia del 2024, ha ricordato Latella, “due ministri si sono dimessi”, così come “il premier che era stato sindaco di Novi Sad, proprio durante il periodo dei lavori di rinnovo della stazione” e ritenuto quindi in parte responsabile dell’accaduto.
Lo scorso agosto ci sono poi “stati 11 arresti eccellenti”. Ma a fronte di questi sviluppi, “il governo è ancora lì” e in larga misura minimizza la natura delle proteste, sostenendo che “gli studenti farebbero di tutto per non andare a scuola”. C’è poi il tentativo di attribuire il successo di questi movimenti a un imprecisato “appoggio dall’estero” da parte di “qualcuno che vorrebbe la caduta del governo”. Con queste asserzioni, l’esecutivo di Belgrado cerca in buona sostanza di “deflettere un po’ il colpo”, conclude l’inviata della RSI.









