Analisi

Azerbaigian: il regime autocratico che parla con tutti

Il presidente Aliyev è stato eletto per un quinto mandato: negli anni è riuscito a mantenere un equilibrio non solo con Europa e Stati Uniti, ma anche con la Russia

  • 8 febbraio, 10:32

Radiogiornale delle 09.00 del 08.02.2024: il servizio di Stefano Grazioli

RSI Mondo 08.02.2024, 09:09

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli

Le elezioni anticipate in Azerbaigian sono state essenzialmente pro forma. Il presidente in carica Ilham Aliyev è stato eletto, come previsto, per il suo quinto mandato.

Nel 2003 aveva raccolto l’eredità di suo padre Heydar, capo di Stato nella repubblica ex sovietica del Caucaso dal 1993 al 2003 e ancor prima segretario del Partito comunista azerbaigiano e vice premier dell’URSS. Ilham Aliyev, 62 anni, è stato successivamente rieletto nel 2008, nel 2013 e nel 2018, in tornate elettorali che sono state denunciate dai partiti di opposizione come truccate, anche se la comunità internazionale ha sostanzialmente sorvolato sui deficit democratici a Baku. Nel corso degli anni la carta costituzionale è stata modificata in modo da permettere un numero illimitato di soggiorni al palazzo presidenziale e la stessa durata del mandato è stata allungata da cinque a sette anni. La moglie Mehriban Aliyeva è anche vice capo di Stato.

La guerra con l’Armenia

Le elezioni anticipate sono state indette lo scorso dicembre sull’onda della vittoria nel conflitto lampo che nel settembre del 2023 ha riportato sotto il controllo di Baku il territorio del Nagorno-Karabakh, regione contesa con l’Armenia sin dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il successo è stato definito da Aliyev “un evento epocale senza precedenti nella storia dell’Azerbaigian” e il voto presidenziale si tiene così su tutto il territorio nazionale, anche nel Nagorno Karabakh, da dove si calcola che negli scorsi mesi siano fuggiti circa 100’000 cittadini di etnia armena.

Il conflitto tra Baku e Erevan non è però completamente risolto e continua a essere un fattore di rischio nell’intera regione, poiché non coinvolge solo i due paesi in questione. Se la Russia è sempre stata a fianco dell’Armenia e ora si è temporaneamente smarcata in concomitanza con la guerra in Ucraina e a causa dei difficili rapporti tra Vladimir Putin e il premier armeno Nikol Pashinyan, la Turchia è il principale alleato dell’Azerbaigian e i legami tra Aliey e il presidente turco Recepp Tayyp Erdogan sono molto solidi, guidati dal pragmatismo e dai comuni interessi nell’area.

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Il petrolio

L’Azerbaigian è il tassello più stabile nel mosaico del Caucaso, considerando sia l’Armenia, debole politicamente ed economicamente, che la Georgia, l’altra repubblica ex sovietica che è stata tetro negli scorsi tre decenni di vari conflitti interni, l’ultimo dei quali, nel 2008, ha visto l’intervento di Mosca e la perdita delle due regioni di Abcasia e Ossezia del sud. Azerbaigian e Georgia sono stati i primi due paesi a emanciparsi energeticamente dalla Russia già nel 1995 con quello che fu denominato “il contratto del secolo”, firmato da Aliyev padre e 11 multinazionali, trainate dalla britannica BP, per lo sfruttamento dei giacimenti del Caspio e la costruzione dell’oleodotto BTC (Baku-Tbilisi-Cheyan) che dall’Azerbaigian raggiunge la Turchia passando per la Georgia.

Le relazioni tra Azerbaigian e Occidente sono sempre state caratterizzate dall’attenzione verso la questione energetica e dai reciproci vantaggi che ne derivano sino a ora. Aliyev si è proposto come alternativa a Putin per le forniture di gas e petrolio e la sua posizione si è rafforzata dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. In secondo piano sono passate le mancanze democratiche di un regime autoritario che è riuscito a mantenere un equilibrio non solo con Europa e Stati Uniti, ma anche con la Russia.

La diplomazia del caviale

Se sul lato occidentale linea dell’Azerbaigian può essere sintetizzata nell’ormai nota formula della “diplomazia del caviale”, ossia nella strategia studiata a tavolino di rendersi amici i politici europei e non solo con i mezzi più sottili e invitanti, su quello russo Aliyev ha sempre trovato in Putin un partner affidabile, proprio anche nell’occasione della guerra con l’Armenia, quando il Cremlino ha lasciato praticamente campo libero. Senza contare che la russa Lukoil detiene il 20% del giacimento azerbaigiano di Shah Deniz, il più ricco del Caspio. Nell’autunno dello scorso anno Lukoil e SOCAR, il colosso energetico azerbaigiano, hanno inoltre sottoscritto un nuovo accordo da 1,5 miliardi di dollari per la raffinazione di petrolio russo in Turchia. 

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