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Donne pronte per andare al fronte

Crisi ucraina: a Kiev si riunisce un gruppo di volontarie che ha combattuto nel sudest del paese nel 2014 - Il reportage della nostra inviata (2)

  • 28 gennaio 2022, 09:02
  • 23 giugno 2023, 15:22

SEIDISERA del 27.01.2021: il reportage di Paola Nurnberg

RSI Mondo 28.01.2022, 00:06

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Dall'inviata RSI in Ucraina, Paola Nurnberg

Adriana Arekhta e Katia, una sua collega, lavorano in un appartamento di Kiev che funge da ufficio della loro ONG, Women Veteran’s Movement che riunisce le volontarie che hanno combattuto nel sudest dell’Ucraina nel 2014, e che anche oggi guardano con apprensione alla crescente tensione al confine con la Russia.

Si dichiarano pronte ad andare ancora al fronte, discutono delle ultime novità e mi mostrano come è organizzato nel frattempo il loro lavoro.

“Stiamo cercando di preparare i civili per una possibile escalation, insegniamo nozioni di primo soccorso e condividiamo con loro la nostra esperienza - ci spiega Adriana -. Siamo anche in continuo contatto con le donne militari nel Donbass, per monitorare la situazione laggiù, e anche perché l’escalation può non essere solo nei territori occupati, ma anche in città come questa”.

Per la sua esperienza passata al fronte nella regione di Luhansk, Adriana ha ricevuto la medaglia al valore, è un’eroina nazionale. Oggi è riservista dell’esercito e si occupa anche di parità tra i sessi. “Sono una mamma e una moglie, anche mio marito è un militare - aggiunge -. Abbiamo già approntato un piano: se le cose peggioreranno, porteremo nostro figlio - che ha sei anni - dai nonni nell’ovest dell’Ucraina e, come nel 2014, torneremo in guerra".

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Adriana Arekhta

Le tensioni con la Russia non si vedono solo nel dispiegamento di uomini e mezzi da entrambe le parti, ma c’è anche una guerra più invisibile, fatta di terrore e disinformazione.

“Katia lavora per un centro di analisi e può capitare ad esempio che in una notte arrivino tante telefonate anonime che avvertono che le scuole sono state minate e le persone sono quindi terrorizzate. Il ministero dell’Interno ha però accertato che queste chiamate arrivano dalla Federazione russa”, spiega ancora Adriana Arekhta.

L’esercito regolare ucraino si è specializzato e rafforzato solo dopo la crisi di Crimea, otto anni fa. Le donne soldato, accolte dal 2018, oggi sono 31 mila, il 15% del totale, ma tutto questo ha un prezzo.

“Sono molti i disturbi delle donne rientrate dalla guerra. Noi ci occupiamo anche di Ptsd, i disturbi post traumatici, e di suicidi di donne che dopo aver combattuto hanno sviluppato problemi di salute. Molte donne che sono rimaste sole con figli, o ferite e mutilate, ad esempio senza una gamba o anche senza due gambe, e molte altre hanno dovuto lasciare le zone controllate dai separatisti filorussi, dove vivevano, e adesso non hanno più una casa in cui vivere. Sono circa trecento le donne della nostra organizzazione che si aiutano tra di loro, e aiutano anche le altre donne, che sono fuori dall’organizzazione”.

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