Reportage

Israele-Hamas: anche l’informazione diventa terreno di guerra

Nello Stato ebraico e fra i palestinesi le notizie sull’altra parte del conflitto sono spesso assenti o molto faziose

  • 6 marzo, 05:28
  • 7 marzo, 08:52

Israele, come i media raccontano la guerra

Telegiornale 04.03.2024, 20:00

Di: Davide Mattei

“Gli israeliani dopo il 7 ottobre sembrano essere presi dal loro cordoglio, da quella che considerano una guerra esistenziale, quindi vogliono avere un’idea generale su quello che succede dall’altra parte, ma non possono sentire vera compassione o empatia” ci dice Ehud Yaari, volto noto del più importante canale televisivo, il 12.

Sarebbe insomma la mancanza di domanda del pubblico a fare sparire l’offerta informativa su Gaza, almeno nel canale per il quale lavora: “noi siamo una grande tv commerciale e abbiamo bisogno dello share, dei telespettatori e loro non vogliono [le immagini di Gaza]”, continua Yaari, spiegando che questo rifiuto non è nuovo: “dal fallimento degli accordi di Oslo e la seconda intifada con gli attentati kamikaze, abbiamo visto un marcato declino dell’interesse pubblico per sapere cosa succede dall’altra parte”.

Anche il noto opinionista di Haaretz, Gideon Levy, conferma, “non ha niente a che fare con la censura o le pressioni, è solo per far sentire i propri spettatori e lettori contenti, perché possano vivere in pace negando quello che succede, si tratta solo di codardia, questa è la verità”.

A differenza di Yaari, Levy si indigna però per la situazione: “I media israeliani sono sempre stati al servizio della propaganda di stato, soprattutto in tempo di guerra, ma quello che sta succedendo con questo conflitto è la cosa più vergognosa che io abbia mai visto: non fanno vedere niente”.

Se si eccettua il giornale per il quale scrive, (Haaretz, schierato a sinistra), sono pochissimi i media israeliani che mostrano la situazione di carestia che soffre la popolazione, i morti e i feriti quotidiani, spesso donne e bambini. Semplicemente assenti, schermi televisivi e pagine di giornali, danno spazio alle azioni dell’esercito, alle morti dei soldati e al ricordo dei drammi delle famiglie dei rapiti o delle vittime del 7 ottobre. Una stortura divulgativa dalle conseguenze molto profonde sull’opinione pubblica.

In Palestina l’informazione su questa guerra non brilla d’altro canto per equilibrio o rigore, in particolare quando si deve raccontare per esempio cosa è successo il 7 ottobre 2023. A farla da padrone è la tv qatariota Al Jazeera, la cui versione in arabo, quando parla della guerra, mostra nel banner il titolo “Alluvione di Al Aqsa”, nientemeno che il nome dato da Hamas all’attacco del 7 ottobre.

“Al Jazeera vende al suo pubblico l’idea che sui suoi schermi si vede quello che non si vedrà mai sui grandi media occidentali, e in parte è vero perché non ha tabù e ha molte persone sul posto [a Gaza]”, ci dice Anthony Samrani, caporedattore del giornale libanese L’Orient le jour, “ma l’informazione è molto faziosa, presenta i fatti come se tutto il mondo fosse contro i palestinesi ed è un canale dove a volte si da spazio a idee antisemite”

Tra i palestinesi -e nel mondo arabo più in generale- è diffusa l’idea che il 7 ottobre “Hamas non ha ucciso civili, non ha compiuto soprusi, che molti dei morti sono stati causati da Israele” continua Samrani, da una parte perché “il complottismo è molto diffuso nella regione, ma anche perché per i palestinesi è difficile pensare che Israele sia così debole e per ultimo anche perché lo stesso Israele ha mentito a più riprese in passato sui fatti”.

Nelle nostre interviste nessun palestinese ha risposto dicendo che crede che il 7 ottobre si siano uccisi dei civili, che ci siano stati stupri o che le vittime siano 1200, e questo crea a sua volta una stortura, perché, continua Samrani “se si parte dal fatto che il 7 ottobre è solo un’operazione legittima, perché realizzata in un contesto di occupazione in Cisgiordania, ma anche di doppio blocco da parte di Israele e Egitto a Gaza, si può considerare la risposta di Israele un massacro ingiustificato e crea tra i palestinesi un sentimento di ancor più grande ingiustizia”.

Se buona parte degli israeliani non è informata sul massacro di civili a Gaza, pochi sono i palestinesi coscienti della efferatezza dell’attacco terroristico del 7 ottobre. La battaglia per la disinformazione è diventata parte integrante della guerra tra Israele e Hamas.

Gaza, come informano i media arabi

Telegiornale 05.03.2024, 20:00

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