La testimonianza

Restare senza genitori e senza aiuti a causa di un femminicidio

Il racconto di Giuseppe Delmonte, che nel 1997 in Italia è diventato orfano - In Svizzera intervengono le autorità cantonali

  • 26 novembre 2023, 06:51
  • 26 novembre 2023, 08:59

Gli orfani di femminicidio, la testimonianza

Telegiornale 25.11.2023, 20:00

Di: TG/RSI Info

Li chiamano orfani di femminicidio e sono vittime collaterali della violenza sulle donne: hanno perso la madre, mentre il padre è detenuto in carcere. Sono persone che in Italia si sentono abbandonate dallo Stato. Crescono in famiglie o in istituti, senza alcun aiuto economico o psicologico. Un destino che per Giuseppe Delmonte si è presentato il 26 luglio del 1997 quando, nonostante le ripetute denunce per violenza, suo padre ha ucciso a colpi d’ascia la madre. Lui, appena ventenne e con il sogno di diventare chirurgo, improvvisamente si è così ritrovato solo e privato di tutto.

“Mi aspettavo che le istituzioni mi chiedessero se riuscivo a mantenermi o se avessi qualche tipo di bisogno. Quando qualcosa del genere accade a un ragazzo o a un bambino, la vita viene stravolta completamente. Non si ha nemmeno più la lucidità di capire cosa avverrà il giorno dopo” racconta alla RSI. Dallo Stato non ha invece ricevuto neanche un supporto psicologico. È riuscito a sopravvivere buttandosi nel lavoro, cambiando casa e amicizie, rimuovendo l’accaduto per lunghi anni.

“Quando mi veniva chiesto che fine avessero fatto i miei genitori, ho sempre raccontato che erano morti in un incidente stradale, perché era un dolore che non sapevo gestire e non sapevo come affrontare”. Quando finalmente lo ha dunque affrontato rivolgendosi a un professionista pagato di tasca propria, si è accorto che in questi ventisei anni poco o nulla è cambiato. “Purtroppo ancora oggi assistiamo a un femminicidio ogni tre giorni, quindi c’è qualcosa che non funziona, che non scatta nell’immediatezza di una denuncia, come non scatta nell’immediatezza della tutela dell’orfano di femminicidio”.

Combattere contro questa deficienza istituzionale è ora la missione di Giuseppe Delmonte, che non è diventato chirurgo come sognava, ma è comunque strumentista in sala operatoria. Soprattutto è un uomo che ha saputo riconquistare la serenità. “Dico sempre che questi assassini prima di essere assassini sono dei ladri di sogni” conclude.

La situazione in Svizzera

In Svizzera sono le autorità cantonali a intervenire in quest’ambito. Sulla base del codice civile, si occupano di tutti i minori bisognosi di protezione. “Si affronta sempre caso per caso, le situazioni sono tutte diverse quindi non esiste una soluzione preconfezionata che va bene per tutti, bisogna tenere conto delle condizioni di partenza e trovare la soluzione ideale per il minore” spiega l’avvocato Samuele Quattropani dell’Autorità regionale di protezione.

Gli orfani di femminicidio, le misure in Ticino

Telegiornale 25.11.2023, 20:00

Le autorità intervengono in un momento drammatico e sovente hanno poche informazioni su cui basarsi. Spesso sul posto arriva per prima la polizia, che contatta poi il picchetto dei servizi sociali. “Una prima misura d’urgenza prevede che nelle prime 48-72 ore si decida cosa fare con il bambino, da lì in avanti si valuta la situazione e si prende una decisione nell’interesse del minore” continua Quattropani.

In caso di affido - che sia in famiglia affidataria o nella famiglia di origine - si attiva il riconoscimento come famiglia di affido e questo dà diritto a un contributo finanziario versato dal Cantone. “Ci sono poi altri strumenti finanziari, che vanno dai risarcimenti decisi dal giudice penale alla rendita per orfano”.

E l’aiuto non è solo finanziario. A seconda del caso e dell’età del bambino, il Cantone ha diversi servizi che accompagnano anche con un aiuto psicologico per elaborare una tragedia di questo tipo. Una tragedia che spesso è solo il culmine di una situazione drammatica.

Questi orfani non sono anche un po’ responsabilità delle autorità? “Ci troviamo in un momento in cui sono in aumento le situazioni di disagio delle famiglie, della società, delle persone. E in un momento in cui abbiamo anche una crisi finanziaria, che si trasforma in tanti casi e poche risorse. Come conseguenza si investono le risorse sui casi gravi, lasciando in secondo piano la prevenzione. Non potendo fare prevenzione e non avendo la possibilità di occuparsi dei casi lievi, in futuro avremo più casi gravi” sottolinea ancora l’avvocato Quattropani.

La divisione della giustizia, interpellata dalla RSI, sottolinea il grande lavoro di prevenzione che viene invece fatto da parte loro a monte, per contrastare qualsiasi forma di violenza. Il Consiglio di Stato ticinese ha infatti integrato nel piano d’azione cantonale sulla lotta alla violenza domestica una serie di misure in diversi ambiti, proprio per evitare che situazioni delicate sfocino in tragedia.

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