Spannaus: “Guerra ingiustificata, Trump si è fatto manipolare”

“Il primo punto per me - e lo dico da cittadino americano - è che è una guerra ingiustificata”, ha esordito Andrew Spannaus al Telegiornale speciale della RSI sugli attacchi statunitensi di domenica ai siti nucleari iraniani. Secondo il giornalista e analista politico, “Donald Trump si è fatto manipolare fino a questo attacco. Ha creato lui la crisi durante il proprio mandato, ritirando gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano, che era monitorato. Poi ha peggiorato la situazione, esercitando la massima pressione su Teheran, e infine ha dato man forte a Netanyahu. Biden aveva cercato di frenarlo senza grandi successi, ma tutti i precedenti presidenti statunitensi avevano stoppato il primo ministro israeliano, scoraggiandolo dal compiere questo attacco. L’idea che l’Iran potesse arrivare in poche settimane alla bomba atomica è una farsa che Netanyahu stesso ha smentito dicendo che potevano volerci 6-12 mesi ma che bisognava cogliere l’occasione. Era una guerra che si poteva evitare, le azioni come quelle del 2018 hanno delle conseguenze”.

Sarà un attacco isolato o l’inizio di un conflitto duraturo? “Il modo di fare di Trump è compiere azioni forti per costringere a trattare. Non è che ha funzionato molto bene fin qui”. Secondo Spannaus, Trump è facilmente manovrabile perché manca di progettualità. Già nel suo primo mandato era evidente che nei rapporti con l’Iran “il suo metodo avrebbe portato a gravi conseguenze”. Fu una “mossa molto azzardata”, per esempio, l’assassinio del generale Qassem Soleimani il 3 gennaio del 2020 a Baghdad.

Ora, nel nuovo mandato, “ha voluto imporre un nuovo accordo alle sue condizioni” minacciando guerra in caso contrario. Ma era un’intesa, ricorda l’esperto, che l’Iran non poteva accettare: implicava la rinuncia totale all’arricchimento dell’uranio, anche per scopi civili, al sostegno ai gruppi che appoggia nella regione e anche al programma missilistico, sua principale difesa. Così facendo, “Trump si è messo in un angolo da solo e Netanyahu ne approfittato”. Certamente “Trump poteva anche dire di no, ma purtroppo il suo istinto va in un certo modo. È caduto in questa trappola e oggi cade tutto il mito che si è voluto creare di presidente che cerca la pace”.

La mancata approvazione da parte del Congresso di questa operazione, lo mette in ulteriore difficoltà? “La Costituzione dice che è il Congresso che deve dichiarare guerra ed è difficile non definire questa una guerra, quindi è sicuramente incostituzionale”, ha risposto Spannaus. Tuttavia, il Congresso ha abdicato nel tempo alle sue responsabilità in questo ambito anche se “alcuni deputati e senatori volevano far votare in questi giorni una risoluzione che impedisse al presidente di attaccare l’Iran senza approvazione parlamentare”. Come ha ricordato Spannaus, “già dagli anni ’60 si è creata una situazione in cui il presidente decide azioni militari e poi informa il Congresso, sulla base di una risoluzione sui poteri di guerra”. E, “dopo l’11 settembre” ce ne sono state altre che “danno al presidente ampi poteri per combattere il terrorismo, in modo molto vago, perché buona parte del Congresso non vuole votare più”. Il Parlamento sostenne la guerra contro l’Iraq e i politici “hanno subito tante critiche per questo dagli elettori”.

In conclusione “i parlamentari non vogliono avere questa responsabilità e Trump – di natura - è un presidente che tende a prendersi tutti i poteri che ha e anche quelli che non ha. Ma in questo caso ha sfruttato però un’ambiguità esistente.”