Il Punto

Ucraina, Putin e la sua proposta di pace

Alla vigilia della conferenza sulla pace al Bürgenstock il presidente russo mette sul tavolo la sua soluzione alla fine della guerra, bocciata subito da Kiev e dagli alleati

  • 14 giugno, 17:12
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Distruzione a Kharkiv

  • reuters
Di: Stefano Grazioli 

Alla vigilia dell‘apertura della conferenza sulla pace al Bürgenstock Vladimir Putin ha rilanciato le sue proposte per una possibile risoluzione del conflitto. In sostanza vengono ribadite le condizioni già illustrate in varie occasioni, che contemplano il mantenimento da parte della Russia dei territori occupati, sia quelli dal 2014, cioè la Crimea e parte degli oblast di Lugansk e Donetsk, che quelli annessi dopo l’invasione iniziata nel 2022, ossia porzioni delle regioni di Zaporizhizia e Kherson, e viene riaffermata l’esigenza di Mosca che il futuro status dell’Ucraina sia quello di un paese neutrale, non allineato e smilitarizzato, fuori dalla NATO.

Tempistica non casuale

La tempistica delle dichiarazioni non è certa casuale e serve a ricordare ai partecipanti alla conferenza in Svizzera qual è la posizione russa, rimasta invariata per quel riguarda la richiesta di non inclusione dell’ex repubblica sovietica nell’Alleanza Atlantica, già fatta prima che il conflitto iniziasse, e modificata per quel riguarda il riconoscimento dei territori, ora aumentati rispetto a più di due anni fa. Putin ha affermato che l’offerta russa non riguarda un semplice cessate il fuoco temporaneo, ma appunto la fine della guerra, da siglare a livello internazionale con il conseguente ritiro delle sanzioni occidentali contro Mosca. Inoltre, il Cremlino ha avvertito che in caso di declino, la guerra continuerà e a pagare il prezzo più alto sarà ovviamente l’Ucraina.

Proposte irricevibili

Le prime reazioni ucraine e degli alleati occidentali sono state secche nel rifiuto e se Kiev ha parlato di farsa, per la NATO la proposta del Cremlino non è di pace, ma di ulteriore aggressione. Nel passato la mano tesa, o presunta tale, da parte di Putin è sempre stata considerata parte del gioco sporco del presidente russo, che al di là delle dichiarazioni, come quest’ultima, non avrebbe intenzione di fermare il conflitto. La posizione dell’Ucraina, affiancata da Stati Uniti ed Europa, sulla via della possibile pacificazione è quella espressa nel piano che Volodymyr Zelensky ha presentato già nel 2022 e che vede tra i dieci punti quello dell’avvio di colloqui di pace tra Mosca e Kiev solo dopo il ritiro russo dalla Crimea e dal Donbass. Già allora questo piano era già stato giudicato irricevibile, perché irrealistico, dalla Russia, a maggior ragione oggi, alla luce dello status quo sul terreno.

Posizioni inconciliabili

Al Bürgenstock, dove la Russia non sarà presente e l’assenza della Cina è un segnale negativo per l’Ucraina e l’alleanza occidentale, l’ordine del giorno è già stato ridotto dai dieci punti del piano Zelensky ai tre sui quali sarà più facile trovare consenso (sicurezza nucleare, sicurezza alimentare, questioni umanitarie); quelli più delicati, come quello sul momento di avvio dei colloqui di pace, sul futuro status dell’Ucraina e sulle garanzie occidentali, sono stati stralciati, segnale comunque che su di essi all’interno del gruppo dei sostenitori di Kiev non si ha una precisa strategia. Le proposte di Putin, formulate per così dire a braccio e non sotto forma di proposta ufficiale, sono in questo momento uno strumento di pressione e servono a ribadire da un lato che la Russia si sente forte e pronta a continuare il conflitto, come del resto ha mostrato sul versante opposto l’Occidente al vertice dei G7, dall’altro però c’è la disponibilità a trovare una soluzione.

Segnali a Washington

In questa fase del conflitto l’Ucraina si trova sicuramente meno della Russia in grado di dettare condizioni. Nella cornice di una guerra di logoramento i tempi sono lenti e tutto può succedere, ma adesso il pendolo è scivolato dalla parte di Mosca. Kiev dipende dal sostegno degli Stati Uniti e della NATO e le proposte di Putin non sono state così indirizzate direttamente a Zelensky, ma a Washington. Il percorso per la pacificazione definitiva passa dal dialogo tra il Cremlino e la Casa Bianca, soprattutto perché il conflitto dovrà terminare con la ridefinizione dell’architettura di sicurezza continentale. Il segnale che arriva da Mosca vale però anche per la conferenza del Bürgenstock, dove uno degli obbiettivi dichiarati dalla Svizzera è quello di definire una roadmap per coinvolgere sia Russia che Ucraina nel futuro processo di pace: prima di sedersi al tavolo Putin e Zelensky stanno cercando di rafforzare le proprie posizioni, dalle quali, qualcuno o entrambi, dovranno alla fine recedere. A determinare chi dovrà fare qualche passo indietro sarà l’andamento della guerra, che sta devastando sempre più l’Ucraina.

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Bürgenstock: i preparativi continuano

Telegiornale 10.06.2024, 20:00

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