Per la prima volta, un cittadino svizzero impegnato come mercenario in Ucraina è stato condannato da un tribunale militare. Questa decisione giunge mentre sono in corso una quindicina di altri procedimenti dle genere e rilancia il dibattito tra diritto, morale e impegno individuale.
Giovedì, il Tribunale militare di Meilen (ZH) ha condannato un uomo per servizio prestato a un esercito straniero. Questo cittadino con doppia nazionalità svizzera e israeliana è stato condannato a un anno e mezzo di prigione con la condizionale. Si tratta della prima sentenza di questo tipo in Svizzera riguardante un combattente impegnato in Ucraina. L’accusato, che non si è presentato in aula, aveva raccontato la sua esperienza di cecchino sul fronte ucraino in un’intervista rilasciata nel 2023 alla trasmissione Rundschau della SRF. In quell’occasione, aveva già evocato i rischi giudiziari legati al suo impegno. “Se ora entrassi in Svizzera, in Germania o in Italia, sarei immediatamente arrestato e consegnato alle autorità elvetiche. E in Svizzera, sarei messo in detenzione preventiva”, aveva spiegato.
Una quindicina di procedimenti in corso
Questo caso è tutt’altro che isolato. In totale, una quindicina di cittadini svizzeri sono attualmente oggetto di un procedimento per fatti simili. Tra questi, Jona Neidhart, anch’egli partito a combattere in Ucraina come mercenario. Consapevole delle conseguenze, afferma di essere pronto a scontare una pena detentiva. “Personalmente ho incontrato persone da tutto il mondo e sono rari i paesi d’origine che hanno causato problemi ai loro cittadini per aver deciso di andare a combattere in Ucraina per la libertà e l’indipendenza. Quindi, non vedo che problema questo creerebbe alla Svizzera”, ha dichiarato ai microfoni dei colleghi di RTS.
Per Patrick Hofstetter, docente all’Accademia militare del Politecnico federale di Zurigo, il dibattito sui mercenari si trova all’incrocio tra morale, diritto e coscienza personale. “Da un lato, c’è l’opinione pubblica, la morale, dove alcuni lo trovano condannabile mentre altri forse se ne rallegrano. E poi abbiamo il quadro giuridico che – anche come non giurista – è molto chiaro: è vietato. E infine abbiamo la coscienza di ogni persona, con diverse questioni in gioco: quali sono le motivazioni e quali sono le intenzioni dietro a tutto questo”, sottolinea.
Da 19h30 di RTS del 20.12.2025:

Svizzero condannato per aver combattuto in Ucraina
Telegiornale 18.12.2025, 20:00








