Svizzera

Karin Keller-Sutter: “Più capitale proprio per UBS”

La ministra delle Finanze ribatte alle perplessità del gigante bancario su una delle misure “too big to fail” presentate dal Governo: ovvero più fondi per le partecipazioni all’estero

  • 29 aprile, 22:08
  • 29 aprile, 23:45

"Too big to fail", parla Karin Keller Sutter

Telegiornale 29.04.2024, 20:00

Di: TG/Toppi/RSI Info

Un nuovo “caso Credit Suisse”? La ministra delle finanze Karin Keller-Sutter ha risposto lunedì ai dubbi e alle critiche di UBS sulle 22 misure, presentate lo scorso 10 aprile dal Consiglio federale, per evitare tracolli bancari di tale portata. Una delle proposte è passata inizialmente un po’ in sordina, quando il Governo ha spiegato come intende rafforzare il dispositivo “too big to fail”.

La misura chiede che una banca di rilevanza sistemica abbia più fondi propri per coprire le sue partecipazioni all’estero. Cuscinetti importanti, secondo Berna, in caso di crisi. UBS, banca internazionale, sarebbe direttamente toccata con, secondo alcuni esperti, un aumento dei fondi propri fra i 15 e i 25 miliardi di franchi.

Nella trasmissione “Eco Talk” di SRF, in onda lunedì sera, Karin Keller-Sutter non vuole commentare queste cifre. “Non si tratta di fornire una cifra, ma di garantire che vengano prese tutte le misure necessarie affinché una banca possa essere effettivamente risanata o liquidata, senza che sia il contribuente, lo Stato, ad assumersi il rischio. I requisiti patrimoniali devono quindi essere calibrati in modo tale che una banca possa essere risanata o liquidata”.

Qualche giorno fa, all’assemblea degli azionisti, il presidente di UBS, Colm Kelleher, aveva affermato che la sua banca non è “too big to fail” e che è una delle banche meglio capitalizzate d’Europa. “Siamo molto preoccupati per certe discussioni che riguardano la richiesta di capitale proprio supplementare. Capitale aggiuntivo è il rimedio sbagliato”. Il CEO Sergio Ermotti, in quell’occasione aveva anche aggiunto che la banca dispone di una capacità di assorbimento delle perdite per 200 miliardi di dollari. E che i rischi di UBS sono sostenuti dagli azionisti e dai detentori di altri strumenti finanziari, non dai contribuenti. Per Ermotti non è quindi corretto dire che UBS gode di una garanzia statale implicita.

“Se si parte dal presupposto che in caso di crisi verrebbe, ad esempio, fornita liquidità di emergenza, che lo Stato interverrebbe, allora bisogna dire che si tratta di una garanzia statale implicita”, ha obiettato la ministra delle Finanze.

Le interpretazioni divergono. Il tema farà ancora molto discutere a Berna e non solo. Entro la metà del prossimo anno si dovrebbe capire meglio quali delle proposte formulate dal Governo per il “too big to fail” si trasformeranno in misure concrete.

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