Giovedì suo marito lascia dopo circa 40 anni di carriera politica...
“Sono un po’ meno. Ci siamo sposati nel 1973 quando eravamo ancora studenti a Zurigo e lui ha iniziato con la politica solo 5 anni dopo: a 27 anni. Dunque sono 36, comunque una carriera molto lunga. La politica lo ha sempre appassionato e si è impegnato presto: era coinvolto già nell’assemblea studentesca al Liceo. Sua nonna ha avuto un ruolo di primo piano nella lotta per il voto alle donne e suo padre è stato sindaco di Lugano: è cresciuto a pane e politica. Una passione che abbiamo condiviso e che ci accomuna, visto che mio padre è stato sindaco di Minusio”.
Quali ricordi ha dei primi anni in consiglio comunale a Lugano ed in Gran Consiglio?
“Ha sempre dovuto lottare. La prima campagna elettorale cantonale che ha fatto, quando era consigliere comunale, lo ha visto eletto in Gran Consiglio. La seconda volta però non ce l’ha fatta. È rimasto fuori solo pochi mesi, perché poi è subentrato ad Adriano Cavadini. Ma questo è un ricordo significativo perché la sua carriera è iniziata dal basso. Non è mai stato una persona popolare. È sempre stato visto come qualcuno di poco “alla mano”, di aristocratico. Ma non è così. È solo che, di natura, è timido e riservato. Come spesso succede ai timidi, anche lui ha fatto fatica ad avere dei contatti diretti con le persone. E allora si può sembrare arroganti o prepotenti, cosa che spesso gli è stata rinfacciata. Ma mio marito non lo è. E con il passare degli anni, piano piano, ha imparato a muoversi anche in mezzo a tanta gente”.
Poi è arrivata la presidenza del PLR cantonale...
“Sì, un periodo durante il quale lui era sempre molto impegnato. Ricordo che decise di visitare tutte le sezioni comunali, che erano più di 200. E le visitò tutte. Anni di grande lavoro, ma anche di grandi successi“.
Ed in seguito il salto a Berna: Nazionale, la presidenza del partito a livello svizzero…
“Ricordo l’impegno e la grande soddisfazione di poter lavorare a livello nazionale. Certo, essendo spesso a Berna, non era molto presente”.
Suo marito ha mai sperato di poter diventare consigliere federale?
“Nel 2004, quando Hans-Rudolf Merz ha preso il posto di Kaspar Villiger, credo che avrebbe potuto accettare, ma per un ticinese in quel momento non c’erano molte chance. Io, in queste occasioni, non gli ho mai messo i bastoni tra le ruote, ma non l’ho mai nemmeno spinto. Forse 10 anni fa gli sarebbe piaciuto andare in Consiglio federale, ma le posso assicurare che nel 2009, quando Didier Burkhalter subentrò a Pascal Couchepin era sincero quando diceva che lui era il presidente nazionale del PLR e non si sarebbe mai messo a fare la corsa per diventare consigliere federale. E anche nel 2011 i ticinesi erano convinti che avrebbe potuto farcela, io invece non sono per niente sicura che sarebbe stato eletto. Ma ripeto: era presidente del PLR e comunque non avrebbe voluto”.
E ora che lascia Berna lei cosa pensa?
“Sono contenta. Perché vedo che ha voglia di riprendere il suo lavoro di avvocato. E perché comincio ad essere un po’ stufa della sua assenza. Sa, abbiamo avuto tre figlie, ma nel frattempo sono cresciute e si sono fatte la loro vita. Ora la casa è un po’ vuota”.
Farete il giro del mondo come Giorgio Giudici e sua moglie?
“No, ma da Sorengo traslocheremo in pieno centro città. Per ora si pensa al cambiamento di residenza, poi certo ci piace anche viaggiare. Ma non so come sarà. Ci lasceremo sorprendere”.
E la politica?
“Non abbiamo pianificato il “dopo politica”. Mio marito ha comunque sempre i suoi interessi. Rimarrà anche un militante. E se gli chiederanno un consiglio, non chiuderà certo la porta”.
Un’ultima domanda: qual è stato l’avversario politico più duro che avete dovuto affrontare in questi anni?
“Le rispondo, come si dice in dialetto, facendo “l’oregiatta”: non nego che abbiamo dovuto far fronte ad attacchi e delusioni, ma fa parte della politica. Preferisco dunque dimenticare quelle persone e ricordare invece gli amici che ci sono rimasti sempre vicini: Fabio Rezzonico, Peo Barchi, Ovidio Brignoni, Agnese Balestra Bianchi e altri. Ma è difficile fare nomi, perché si dimentica sempre qualcuno…”.
di Joe Pieracci
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18 anni a berna
La giornata odierna segna il congedo definitivo di Fulvio Pelli dalla scena politica federale. Oggi diviene effettivo quel ritiro dal Consiglio nazionale, che lo stesso ex presidente del PLR svizzero aveva annunciato alla fine dello scorso ottobre. Si conclude così una militanza parlamentare a Berna durata 18 anni e caratterizzata da vari momenti significativi: Pelli ricoprì l’incarico di capogruppo parlamentare del PLR (dal 2002 al 2005) e nel 2003 fu candidato ufficialmente dalla sezione ticinese del partito alla successione di Kaspar Villiger in Consiglio federale. A essere eletto fu però Hans-Rudolf Merz. Di un possibile ingresso di Pelli in Governo si tornò a parlare con insistenza nel 2009, a seguito del ritiro di Pascal Couchepin. Pelli, tuttavia, declinò le sollecitazioni ricevute, attenendosi al ruolo di “super partes” derivante dal suo incarico di presidente del partito svizzero. Fra i candidati in campo, a spuntarla fu quindi Didier Burkhalter. La deputazione ticinese alle Camere federali verrà ora integrata da Giovanni Merlini, primo subentrante nelle elezioni federali del 2011. L’insediamento di Merlini in Consiglio nazionale avverrà lunedì prossimo.
di Alex Ricordi
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CSI - Il servizio di Annamaria Nunzi: le voci dei colleghi di Pelli alle Camere federali
RSI Info 06.03.2014, 08:43