Svizzera

Sostenevano lo Stato islamico, ma non pianificarono un attentato

Condannate rispettivamente a 18 e 14 mesi di carcere due sorelle del Canton Vaud che si erano unite in Siria all’organizzazione terrorista islamista

  • 23 maggio, 15:43
  • 23 maggio, 21:03
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La sede del Tribunale penale federale a Bellinzona

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Di: RSI Info

Il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona ha riconosciuto due sorelle domiciliate nel canton Vaud colpevoli di sostegno all’organizzazione “Stato islamico”, per essersi unite ai ranghi di tale organizzazione recandosi in Siria. Sono state condannate rispettivamente a 18 e 14 mesi di carcere ma le pene sono state sospese condizionalmente. Entrambe le imputate, la prima di nazionalità tunisina e la seconda con doppio passaporto svizzero e tunisino, dovranno sottoporsi a un trattamento psichiatrico.

La sentenza è stata comunicata giovedì. La prima imputata, si legge in un comunicato stampa, “è stata riconosciuta autrice colpevole di avere tentato di attraversare, nel novembre 2014, il confine turco-siriano unitamente al figlio minorenne, con l’obiettivo di unirsi all’organizzazione Stato islamico, nonché di essersi in seguito, tra febbraio e marzo 2015, unita ai ranghi di questa organizzazione nella zona di conflitto siriana, accompagnata dal figlio minorenne e dalla sorella. Inoltre, nel periodo tra giugno 2015 e febbraio 2016, ha versato dalla Svizzera una somma di denaro di circa 6’300 franchi in favore dell’organizzazione Stato islamico”.

La seconda imputata “è stata riconosciuta colpevole di essersi unita ai ranghi di tale organizzazione nella zona di conflitto siriana tra febbraio e marzo 2015, accompagnata dalla sorella e dal nipote”.

Erano anche accusate di aver voluto pianificare un attentato in Svizzera ma la Corte le ha prosciolte da questo capo di imputazione: “Sebbene entrambe potrebbero avere manifestato tali propositi durante la loro permanenza in Siria, nessun elemento agli atti indica che esse abbiano sviluppato un progetto concreto o preso delle disposizioni effettive in vista di un tale atto in Svizzera”, ha comunicato il TPF.

La Corte penale ha rinunciato a pronunciare l’espulsione della imputata di nazionalità solo tunisina, “non rappresentando la stessa una seria minaccia per la sicurezza pubblica svizzera, non avendo precedenti penali ed essendo il rischio di recidiva stato considerato basso”.

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  • Tribunale penale federale
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