Da poco più di un anno, gli agenti della polizia ferroviaria - anche in Ticino - sono dotati di una bodycam, una telecamera indossabile. Una scatoletta nera grande come quasi come un cellulare ma un po’ più spesso, agganciata sul petto proprio sotto la scritta “POLICE”. La bodycam può essere utilizzata solo nelle aree di competenza delle FFS, è sempre accesa ma di regola non sta registrando. Prima di iniziare una registrazione l’agente avverte la persona interessata. Si sente un segnale sonoro e si accende una luce rossa. Ma anche il passeggero, se desidera per la propria tutela essere ripreso, può richiedere la registrazione.
Lo strumento era stato introdotto proprio con l’obiettivo di aumentare la sicurezza dei passeggeri e del personale, talvolta vittime di aggressioni. Un obiettivo raggiunto? I primi numeri già dicono di sì: secondo un report di maggio le aggressioni sono diminuite del 25%. Per tracciare un primo bilancio - in attesa di quello ufficiale che le Ferrovie federali svizzere pubblicheranno a fine mese - SEIDISERA e il Quotidiano della RSI hanno seguito una pattuglia su un treno TILO fra Bellinzona e Locarno.
L’impressione raccolta viaggiando con gli agenti è che lo strumento sia generalmente bene accolto. “Trovo sia una buona idea, mi sento più sicura ed è importante anche per il personale ferroviario che è un po’ più protetto”, racconta per esempio una viaggiatrice.
Quando e come: tutte le risposte
Ma quanto spesso vengono utilizzate le bodycam? “Qualche collega la utilizza di più, altri di meno. Personalmente almeno un paio di volte al mese”, ha risposto a SEIDISERA l’appuntato Massimo Frosio. E i filmati dove vanno a finire? “Vengono salvati in un server di proprietà delle FFS e vengono conservati lì per 100 giorni. Passati questi 100 giorni, se non è necessario l’utilizzo di questi video, vengono cancellati”. Se invece c’è bisogno di utilizzarli “con l’autorizzazione del Ministero pubblico questi filmati vengono elaborati, viene presa la parte necessaria e poi verranno messi agli atti per l’inchiesta”.
Cosa cambia rispetto a prima? Soprattutto “c’è una vista oggettiva della situazione, c’è sia l’audio che il video, perché spesso dalla videosorveglianza presente in stazione si può avere solo il video, non c’è l’audio. In più sono spesso immagini da lontano e hanno una brutta qualità, mentre con la bodycam c’è comunque una qualità molto alta e c’è la prospettiva proprio dell’agente, cosa che con videosorveglianza all’esterno non sempre c’è”.
In generale, la presenza della bodycam contribuisce a calmare la situazione. Non è sempre il caso, ha spiegato ancora Frosio: “Ho avuto un caso in cui non è stata recepita benissimo durante un impiego, perché la persona non voleva essere filmata”. E in caso di rapida escalation? La polizia dei trasporti porta la pistola, che tuttavia non viene utilizzata “praticamente mai”. Se dovesse capitare, “c’è un sensore applicato direttamente sulla fondina. Dal momento in cui c’è l’estrazione dell’arma, questo attiva direttamente tutte le bodycam nel raggio di nove metri”. Invece “per quello che riguarda l’attivazione senza l’utilizzo dell’arma, questa di per sé non è prioritaria, ma prioritaria è la sicurezza personale dell’agente di polizia o di terzi. Se questa è garantita, poi si può attivare la bodycam”.

Sui treni con la bodycam
Il Quotidiano 17.10.2025, 19:00