Ticino e Grigioni

Discoteche in crisi, poca gente e costi alle stelle

Gli esperti: “Un DJ famoso vuole 10’000 franchi a sera. Per rendere redditizia l’attività servono diverse migliaia di clienti durante il fine settimana”

  • 7 gennaio, 06:47
  • 7 gennaio, 10:12
Immagine d'archivio

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Di: SEIDISERA/RSI Info

A poche ore dall’ultima serata e dalla chiusura definitiva (sabato sera) della storica discoteca Vanilla, la RSI ha intervistato Alexander Bücheli, portavoce dell’associazione mantello a livello nazionale nonché co-presidente della Commissione bar e club di Zurigo, per capire se questa chiusura sia sintomo di un malessere del settore.

Prima di tutto, Alexander Bücheli, lei ha seguito la storia del Vanilla?

“Ho sentito della sua chiusura. Un peccato. Da oltre 30 anni arricchiva il Canton Ticino con feste ed eventi culturali, attività che attiravano persone dalla Svizzera, ma anche dall’Italia”.

 E come sta il mondo delle grandi discoteche in Svizzera? Questa chiusura è sintomo di declino?

“Prima di tutto mostra come ci siano difficoltà generali nel settore. Per rendere redditizia l’attività è necessario avere diverse migliaia di persone durante il fine settimana. Sono difficoltà più grandi rispetto a 10 o 15 anni fa. Ciò è dovuto ai costi che sono aumentati per il personale, per la tecnologia, per la sicurezza, ma anche per avere DJ famosi che possono anche volere fino a 10’000 franchi a sera. Se non c’è abbastanza gente si perdono molti soldi e questo mette in difficoltà le grosse discoteche in Svizzera”.

Spostandoci invece in un campo preciso, quello della techno. Lei è rappresentante della commissione bar e club di Zurigo. Qui questa musica è anche riconosciuta come patrimonio immateriale UNESCO. Con le difficoltà delle discoteche la cultura techno sta sparendo?

“No, spopola ancora. Quello che sono cambiate sono le abitudini. Anche a causa della pandemia le persone preferiscono fare anche altro, incontrarsi privatamente o in altri luoghi e forse vanno meno in discoteca di quanto facessero 10 o 20 anni fa. Ma le emozioni della techno possono essere provate solo nei club con gli strumenti giusti. Quindi possiamo presumere che questi continueranno a esistere”.

Diceva delle abitudini che cambiano...

“Si organizzano molti più eventi all’aperto, i cosiddetti day party o i festival di musica elettronica, come il Shankra Festival nei Grigioni, per esempio, dove ogni anno si riuniscono 10’000 persone. Quindi c’è già stato un cambiamento. Forse ciò che è successo al Vanilla è anche emblematico. Mostra come ci sarà probabilmente bisogno di un sostegno e di sovvenzioni da parte dello Stato per questi grandi locali notturni, per sostenere magari anche finanziariamente, programmi specifici o anche giovani DJ”.

Si salvano i piccoli club, insomma.     

“Negli ultimi anni le attività che sono nate avevano per la maggior parte una capacità di 400 persone. È sicuramente una dimensione più facile da gestire. Non si ha una pressione economica così forte come nel caso del Vanilla, che dopo tutto era una delle discoteche più grandi della Svizzera, non solo del Ticino”.

Se dovesse riassumere: è un periodo positivo o negativo per il settore?

“Al momento è certamente un periodo difficile. Le persone hanno un po’ meno soldi a disposizione, c’è l’inflazione, i costi aumentano, le persone escono e spendono naturalmente meno. Ad ogni modo saremmo lieti se venissero creati nuovi club in Ticino e naturalmente saremmo felici di sostenere, in quanto commissione dei bar e club svizzeri, i politici ticinesi nei loro sforzi”.

La RSI ha intervistato anche Maurizio D’Ambrosio, figura molto nota nel settore degli eventi che, con il ruolo di direttore, ha inaugurato sia il Vanilla (assieme al DJ Jonathan Tedesco), sia il Titanic (nel Luganese).

“Il Vanilla? Uno dei locali più belli in cui abbia mai lavorato”

“Il Vanilla per me è sempre stato il numero 1”, afferma Maurizio D’Ambrosio. “Era già stato costruito in maniera molto intelligente. Non a caso è durato così tanto nel tempo”, aggiunge D’Ambrosio. “Ricordo perfettamente l’inaugurazione e tutto quanto. Il locale è sempre stato bellissimo. Abbiamo fatto serate spaziali. Siamo stati tra i primi a portare Bob Sinclair, che ancora non era quello di adesso, e molti altri artisti. Questa succedeva perché io lavoravo anche a Riccione”. Il Vanilla, aggiunge entusiasta, “è sicuramente uno dei locali più belli in cui abbia mai lavorato”.

“Mi dispiace moltissimo che chiuda, ma purtroppo… Tra i motivi della chiusura aggiungerei gli orari. Una volta, negli anni ’90, il primo disco si metteva a mezzanotte e si chiudeva alle tre. Quando ero direttore del Vanilla, qualche anno dopo, il primo disco si metteva all’una e mezza e si chiudeva alle cinque. Il motivo è che la gente prima andava nei bar che mettevano musica. Alcuni si fermavano lì e non andavano in discoteca e noi per poter portare gente in discoteca eravamo obbligati a portare qualcosa in più del semplice DJ. Questo implicava un aumento di costi e proprio questo alla fine ha soffocato molti locali”.   

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