"A meno di un miracolo Estival, almeno nella formula che conosciamo, non si svolgerà più". È quanto ha dichiarato Jacky Marti, storico organizzatore della kermesse musicale insieme ad Andreas Wyden, in un'intervista pubblicata oggi, venerdì, dal Corriere del Ticino.
La definitiva chiusura dell'evento, già ventilata come riportato dalla RSI in un recente servizio, fa seguito alla sospensione per due anni di fila a causa della pandemia. La decisione è da ricondurre al disimpegno o al ridimensionato sostegno di alcuni importanti patrocinatori. Nel 2019, osserva in proposito Marti, erano state stabilite intese su base triennale con alcuni partner della manifestazione. In tre anni Estival si è però svolto per una sola volta, e la mancata certezza di poter operare come prima della crisi "ci ha impedito di intavolare nuove trattative". "Preferiamo per il momento rinunciare", conclude quindi Marti, vista l'impossibilità di assicurare al pubblico concerti gratuiti e di elevata qualità, come per oltre un quarantennio.
Il discorso si fa invece diverso per quanto attiene alla continuità del "brand" di Estival Jazz. "C'è la volontà di far sì che il patrimonio rappresentato dal festival non vada perduto", afferma in questo senso, sempre sulle colonne del quotidiano ticinese, il municipale di Lugano Roberto Badaracco. Fra le ipotesi, l'inserimento di una serata incentrata su Estival nel programma di Blues to Bop ed eventi da allestire nel quadro delle proposte del LAC.