L’inchiesta sulla morte del 44enne del Mendrisiotto, deceduto il 22 aprile scorso alla “Rotonda” di Gordola, è giunta ormai alle battute finali. Prima di chiudere le indagini verrà effettuata però una ricostruzione tridimensionale che illustri, informaticamente o con l’ausilio di un modello, cosa provocò la lacerazione dell’arteria vertebrale sinistra, all’origine del dramma.
Lo ha deciso il procuratore Arturo Garzoni, accogliendo la richiesta formulata dal legale della famiglia. Garzoni ha affidato l’incarico al medico legale Luisa Andrello.
La botta al collo inferta alla vittima, compatibile con un pugno, non era di forza tale da causare direttamente la rottura del vaso sanguigno. A produrla fu il movimento che ne seguì. E questo per una serie di circostanze, come il diametro dell’arteria stessa o il fatto che l’uomo non fosse pronto a ricevere il colpo.
L’imputato, scarcerato agli inizi di settembre, sostiene di non averlo neppure toccato al momento in cui, scortato dal buttafuori, si apprestava a lasciare il locale. L’agente di sicurezza ha dichiarato invece di averlo visto sferrare da tergo proprio un gancio destro all’altezza dell’orecchio.
Francesco Lepori