Ticino e Grigioni

La capsula per il suicidio non convince

L'invenzione promossa da un'associazione australiana pone una serie di interrogativi pratici ed etici, secondo Exit Ticino - Le spiegazioni di Philip Nitschke

  • 10 dicembre 2021, 07:48
  • 10 giugno 2023, 16:32
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Un'immagine del video di presentazione della tecnologia esposta durante alcuni eventi di design

  • exit international
Di: eb 

La capsula per il suicidio promossa dall'australiano Philip Nitschke pone una serie di questioni da un punto di vista pratico ed etico, e per di più potrebbe non avere molta utilità in Svizzera. A spiegarlo è Ernesto Streit di Exit Ticino, commentando la possibile introduzione di questa novità nel mercato elvetico.

Di "Sarco", questo il nome dell'invenzione, si sa ancora molto poco. Secondo quanto ha riferito lo stesso Nitschke in un'intervista a Swissinfo (e rilanciata dall'associazione da lui fondata Exit International che non ha a che fare con l'omonima organizzazione svizzera), è una capsula stampata in 3D che può essere attivata dall'interno dalla stessa persona che ha deciso di togliersi la vita, innescando un sistema di riduzione dell'ossigeno che porta alla perdita di coscienza in una trentina di secondi e alla morte in alcuni minuti.

"La macchina può essere trasportata ovunque, in un ambiente idilliaco all'aperto oppure nei locali di un'organizzazione per il suicidio assistito", ha dichiarato l'attivista australiano. Al momento, stando alle affermazioni di Nitschke, ne esistono solo due prototipi, ma l'obiettivo è portarne un esemplare in Svizzera nel 2022. A questo scopo, l'esperto cita la collaborazione con una "organizzazione locale" e un presunto via libera giuridico che però al momento non ha trovato conferma.

L'associazione elvetica Exit, che da anni è impegnata nell'accompagnamento al suicidio, non è stata contattata dall'esperto australiano. "Come Exit non abbiamo avuto nessuno scambio e non è chiaro chi potrebbe aver dato loro l'autorizzazione", osserva Ernesto Streit. Senza contare che la messa a disposizione di un macchinario di questo tipo "pone una serie di questioni", a cominciare da quella della certificazione della volontà di intendere e di volere della persona che vuole togliersi la vita.

"Qualsiasi associazione seria richiede una diagnosi, una prognosi, presuppone un controllo da parte del medico che prescrive il farmaco. A questo si aggiunge il coinvolgimento dei familiari della persona", osserva il portavoce di Exit Ticino, mettendo in guardia anche sul rischio di dare seguito a un impulso momentaneo quando invece con la giusta assistenza la persona potrebbe fare una scelta diversa.

Inoltre, va considerato l'aspetto pratico. "Noi non avremmo comunque il permesso di organizzare un suicidio assistito in riva al lago o in montagna o in un luogo idilliaco come è stato detto", spiega Streit. Un'opzione sarebbe quella di portare la capsula all'interno della sede dell'organizzazione per il suicidio assistito, ma a quel punto il macchinario potrebbe essere superfluo, dal momento che esistono già altre strade.

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Notiziario 16.00 del 09.12.2021

RSI Info 09.12.2021, 17:30

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Condanna annullata per l'ex vicepresidente di Exit Romandia

Il Tribunale federale (TF) ha annullato la condanna dell'ex vicepresidente di Exit Svizzera romanda Pierre Beck per violazione alla legge sui medicamenti e i dispositivi medici. Beck è rinviato davanti alla giustizia ginevrina che dovrà giudicare nuovamente il caso in base della legge sugli stupefacenti. Il medico in pensione era stato condannato a una pena pecuniaria con la condizionale nel 2020 per aver prescritto il pentobarbital a una donna sana di 86 anni che voleva morire insieme al marito gravemente malato. Per la giustizia ginevrina, Beck ha commesso un'infrazione contro la legge sugli agenti terapeutici (LATer), tenuto contro delle linee guida sul suicidio assistito emesse dall'Accademia svizzera delle scienze mediche (ASSM). Una maggioranza di tre giudici federali contro due si è pronunciata a favore del ricorso e del rinvio all'istanza precedente.

Le risposte di Philip Nitschke

Che tipo di verifica legale avete chiesto?

"Abbiamo commissionato una revisione legale al professore di diritto Huerliman. Pur pensando che la legge svizzera non richiedesse una revisione di questo tipo, lo abbiamo fatto comunque per assicurarci di non aver trascurato nessun requisito legale. Il suo rapporto è stato molto rassicurante. Sarco non è un 'dispositivo medico' (o un'arma) e come tale non è richiesta alcuna approvazione formale".

Con quali associazioni elvetiche siete in contatto?

"Parliamo con la maggior parte delle organizzazioni svizzere di suicidio assistito. L'interesse per l'uso di un Sarco varia. Ci siamo impegnati a non rivelare il gruppo che ha espresso maggiore interesse".

Avete ottenuto un via libera da un'autorità svizzera?

"Sarco non è stato sottoposto a nessuna 'commissione di revisione medica svizzera' e non lo sarà, poiché Huerlimann ha chiarito che non è richiesto, e tutte le 'due diligence' prima dell'uso del Sarco sono state eseguite".

Il dispositivo è mai stato utilizzato?

"No, è in fase di pre-stampa a Rotterdam ed è quello che sarà portato in Svizzera nel 2022".

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