Sono più di 700’000: circa l’8% della popolazione svizzera. Di chi parliamo? Delle cittadine e dei cittadini svizzeri che parlano l’italiano: una delle quattro lingue nazionali elvetiche. Una minoranza linguistica tutelata e sostenuta, sulla carta. Ma nella realtà?
Il diritto di parlare e di essere capiti, per gli italofoni, non è proprio scontato. E le testimonianze raccolte lo confermano.
La situazione non è drammatica come quella immaginata dal film svizzero di successo “Bonjour Ticino”, che descriveva una Svizzera monolingue sull’orlo di una guerra civile, ma i problemi non mancano.
Catherine Pagani, attrice ticinese che nel film difende a spada tratta la nostra lingua, diventa protagonista dei test di Patti chiari. Il suo obiettivo? Sopravvivere per una giornata a Zurigo parlando solo la lingua di Dante. E viceversa: anche passare una giornata a Lugano, esprimendosi esclusivamente in tedesco, comporta qualche sorpresa.
Ci sono i test, e ci sono le testimonianze, che raccontano episodi di discriminazione, torti e incomprensioni. Come quella di un ticinese di Castel San Pietro, oggi residente in una città svizzero tedesca: non solo è stato redarguito da un funzionario di un ufficio pubblico perché non capiva perfettamente il tedesco, ma è stato addirittura definito “ospite” in Svizzera. C’è poi l’azienda di articoli sportivi il cui servizio clienti non prevede la lingua italiana, ma - ciliegina sulla torta – si può comunicare in tedesco, francese e inglese, definite “lingue ufficiali della Svizzera”. I torti passano anche da traduzioni sbagliate, come il celebre caso del “burro per arrostire svizzeri”, oppure da siti web privi della versione italiana, da etichette alimentari che tralasciano la lingua di Dante, o ancora dai call center: scegliere l’italiano significa attendere molto più a lungo rispetto al tedesco.
Perfino l’Associazione Svizzera di Football scrive i suoi regolamenti solo in tedesco e francese. La vittima di questa situazione è stata l’Associazione Calcio Bellinzona, che ha deciso di rivolgersi al Tribunale dello sport. Una vicenda che riguarda il calcio, ma soprattutto il rispetto del plurilinguismo.
Qualche buona notizia c’è: ad esempio, uno studio dell’Università di Basilea, per esempio, ha dimostrato come l’italiano burocratico usato in Svizzera sia più chiaro di quello utilizzato in Italia. Una notizia importante, che però non deve far abbassare la guardia.
Anche perché gli uffici e le istituzioni pubbliche non sono esenti da critiche: nell’amministrazione federale, sebbene le quote di italofoni siano oggi rispettate, restano delle lacune. Un dipendente ci racconta come la regola “ognuno ha il diritto di lavorare nella propria lingua” non sempre si applichi a chi parla la lingua italiana. Un problema generale nel mondo del lavoro: negli annunci in cui si richiedono due lingue nazionali, quasi sempre si intende… il tedesco e il francese.
Anche nelle scuole la situazione non è incoraggiante. L’ordinanza sulla maturità (ORM) stabilisce che l’italiano debba essere offerto tra le discipline fondamentali nei licei svizzeri che rilasciano attestati di maturità riconosciuti. Il test di Patti chiari ha messo in evidenza una situazione un po’ diversa: su 114 istituti scolastici con sede nei cantoni tedeschi e bilingue presi in considerazione, ben 24 hanno ammesso di non proporre l’italiano come materia principale: il 21%.
Ci sono poi le difficoltà nel settore medico e sanitario: non è raro che i pazienti svizzero italiani vengano inviati nella Svizzera tedesca o romanda per esami e visite specialistiche. Ma in che lingua si comunica in quei casi? Pazienti già preoccupati per la loro salute si trovano a dover affrontare ulteriori difficoltà, con barriere linguistiche che rendono tutto più complesso.
E se gli italofoni in Svizzera talvolta si sentono incompresi nel loro stesso paese, andare a fare due chiacchiere in Italia non è detto che li faccia sentire meglio: a Firenze, città natale di Dante Alighieri e patria della lingua italiana, abbiamo proposto alcuni classici “ticinesismi” come “bilux”, “modina” o “zwieback”… impossibile farsi capire.
Al dibattito in studio hanno partecipano Marina Carobbio Guscetti, Consigliera di Stato e presidente del Forum per l’italiano in Svizzera, Giuseppe Patota, professore ordinario di Linguistica italiana presso l’Università di Siena e Gerry Mottis, docente e creatore della pagina Facebook Una parola corretta al giorno.
Il sondaggio: il 70,5% degli italofoni si sente discriminato in Svizzera
Dal sondaggio legato alla puntata svolto tra il pubblico Patti chiari emerge che il 70,5% dei partecipanti si sente discriminato in Svizzera in quanto italofono. I casi riguardano principalmente i rapporti con il settore pubblico (oltre il 30%). Seguono le situazioni collegate al mondo professionale, ai rapporti di natura commerciale, al settore medico/sanitario e in ambito scolastico.
Prese di posizione
- Presa di posizione - GARMIN
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/la1/programmi/informazione/patti-chiari/ftn8xx-Presa-di-posizione-GARMIN/download/Presa+di+posizione+-+GARMIN.pdf
- Presa di posizione - LIDL
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/la1/programmi/informazione/patti-chiari/tgkp81-Presa-di-posizione-LIDL/download/Presa+di+posizione+-+LIDL.pdf
- Presa di posizione - CDPE
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/la1/programmi/informazione/patti-chiari/epuyy4-Presa-di-posizione-CDPE/download/Presa+di+posizione+-+CDPE.pdf
- Presa di posizione - Ospedale cantonale dei Grigioni
https://cook.cue.rsi.ch/rsi/la1/programmi/informazione/patti-chiari/cec2b4-Presa-di-posizione-Ospedale-cantonale-dei-Grigioni/download/Presa+di+posizione+-+Ospedale+cantonale+dei+Grigioni.pdf