Con lo scoppiare della guerra, una rete di comunità e fattorie ecologiche presenti in Ucraina (GEN- Green Ecovillages Network) si è attivata per accogliere le persone in fuga. Nel giro di poco si è creata una mappa costituita da una ottantina di località ospitanti dove hanno transitato circa 3’000 persone.
Attraverso un coordinamento costante fra le diverse località si sono sviluppati percorsi e strategie per fornire ai nuovi ospiti una sistemazione adeguata e gli strumenti per vivere in una situazione completamente nuova. A più di sette mesi dal suo inizio il conflitto continua, l’inverno è alle porte e i prezzi dei generi alimentari sono in continua crescita; nei cosiddetti eco-villaggi, termine che racchiude diversi tipi di comunità ecologiche, si pratica la permacultura, una forma di coltivazione organica che riesce a rendere produttivo al massimo il terreno senza fare uso di sostanze chimiche e avvalendosi delle risorse naturali già presenti.
Anastasiya
"Ad esempio" racconta Anastasiya, la fondatrice del centro di permacultura di Zeleni Kruchi, a due ore da Kiev, "le foglie e l’erba tagliata non vengono bruciate ma usate per mantenere caldo il terreno, mentre i resti della cucina sono trasformati in fertilizzanti".
In permacultura è fondamentale l’osservazione e il confronto, lo scambio di esperienza, che fra gli eco-villaggi avviene in continuazione. In Ucraina sono da Nord a Sud, da Est a Ovest, in pianura e in montagna: i circa 450 rifugiati che hanno deciso di rimanere in questi luoghi hanno lavorato la terra durante la primavera e l’estate e con l’aiuto degli abitanti storici sono riusciti ad avere un raccolto abbondante. I fondi ricavati con un crowdfunding sono stati utilizzati anche per comprare e distribuire nuove serre, trattori, sementi.
Vitalii
La produzione di cereali, generalmente non sufficiente per l’autoconsumo, è stata incrementata, le dispense sono piene di frutta e verdura che sono state essiccate, disidratate, messe sottovetro, congelate. Vitalii, un giovane ingegnere di Kiev che si occupa di bioedilizia, è fuggito con la madre in campagna dove si è messo a ristrutturare la vecchia casa dei nonni. Non sapeva di essere vicino a Zeleni Kruchi, grazie al quale ha potuto recuperare e ingrandire l’orto che era dei nonni: ha patate e altre verdure in abbondanza da poterle regalare e quello che gli manca lo riceverà dalla comunità. Anastasiya è andata a vivere in campagna perché voleva coltivare il proprio cibo: nel tempo ha creato un orto e un frutteto enormi che permettono a lei, a suo marito e alla figlia di essere indipendenti, ed ora anche ai suoi genitori, che a causa della guerra sono scappati da Kiev e l’hanno raggiunta nell’eco-villaggio. A Busha, una comunità ecologica vicino al confine con la Moldavia, Dasha una pasticcera di Kharkiv ha ricevuto un pezzo di terra, si è appassionata di permacultura e assieme ad altri sfollati ha ottenuto un orto molto produttivo. Con il meccanismo della condivisione e dello scambio, in nessuno di questi luoghi si teme l’inverno e nemmeno un eventuale razionamento.