Con Ernesto Borghi
Un’asina si dimostra più saggia e avveduta del suo padrone… Il pastore Tobias Ulbrich, nell’ambito di un ciclo di meditazioni sul tema “Animali ed essere umano davanti a Dio”, presenta oggi la storia biblica dell’asina del veggente Balaam. Una vicenda quasi fiabesca, in cui il veggente non vede ciò che dovrebbe, mentre l’animale mostra fedeltà, semplicità e sensibilità.
Un biblista ai piedi del ghiacciaio. Il professor Ernesto Borghi, presidente dell’Associazione biblica della Svizzera italiana (ABSI), ha preso parte a una cerimonia commemorativa per il ghiacciaio del Morteratsch, nel massiccio del Bernina. L’iniziativa ha inteso richiamare il tema dei cambiamenti climatici e della salvaguardia della creazione.
Oggi, domenica di Pentecoste, nella Chiesa riformata di Lugano si celebra la Confermazione di alcuni ragazzi e ragazze. Con questo atto liturgico i giovani entrano ufficialmente a far parte della comunità.
Il Codice 117 di Faenza, di Giovanni Conti
Da domenica 28 maggio a domenica 4 giugno 2023
In questi giorni anche i preziosi manoscritti medievali conservati in Emilia-Romagna fanno parlare, a causa dei drammatici danni causati dalla tragedia dell’alluvione. Quilisma mette al centro di due appuntamenti il manoscritto 117 conservato nella Biblioteca comunale di Faenza, una raccolta di variazioni strumentali su modelli polifonici francesi e italiani della fine del Trecento e primi del Quattrocento. In essa molta è la musica liturgica; tre diverse messe, un Kyrie isolato, due Benedicamus Domino e una serie di variazioni corrispondenti a vari momenti dell’Ufficio del Vespro: un mottetto sacro, l’inno Ave maris stella, tre intonazioni del Magnificat e una parodia forse corrispondente alla sua dossologia finale. Giovanni Conti ripropone per l’occassione un incontro con Pedro Memelsdorf e l’Ensemble Mala Punica da lui diretto. La musica che ascolteremo è quella desunta dal codice faentino fortunatamente scampato all’alluvione. Il risultato è molto suggestivo e senz’altro innovatore: i cantori della Schola – portatori dei sacri testi – vengono così contornati dal virtuosismo delle diminuzioni, quasi si trattasse delle splendide iniziali di un codice miniato di cui Faenza 117 ci mostra (solo) le straordinarie filigrane.
Scuola corale della Cattedrale S. Lorenzo.
di Anna Pianezzola
Non c’è dubbio, il Museo oggi - più inclusivo e accogliente - si sta arricchendo sempre più di nuovi scopi e ruoli socio-culturali. Nella scorsa puntata di Voci Dipinte abbiamo affrontato il tema del Museo alleato del cervello, per la sua capacità di produrre benessere psicofisico fino ad avere un ruolo curativo, ad esempio, per persone affette da malattie gravi come l’Alzheimer.
Oggi parliamo di Musei e genere, di Musei e tematiche Queer, nell’aggiornata ottica che intende il Museo come uno spazio sicuro, inclusivo e aperto alle diversità. Lo spunto per queste riflessioni, proviene dalla mostra in corso al Mudec di Milano dell’artista Muholi, attivista visiva fra le più celebrate a livello planetario. In particolare per la sua serie di autoritratti fotografici, anch’essi espressione della sua ricerca su temi quali il razzismo, eurocentrismo, femminismo e politiche sessuali. Per parlarne, sono con noi oggi la ricercatrice Nicole Moolhuijsen, esperta nel ruolo sociale del museo e questioni di genere/LGBTQ+ nelle istituzioni culturali. E Cesare Cùzzola, ricercatore associato in museologia all'Università di Leicester, il cui centro ricerca (RCMG) collabora con organizzazioni culturali in progetti su uguaglianza, diversità e inclusione (diritti LGBTQ+, disabilità, anti-razzismo...).
Sempre accompagnati da “Pensieri della mano” con l’artista e teorico Tullio Pericoli.
Un invito a viaggiare senza bussola nel mare magnum della musica d’ogni tempo e d’ogni luogo, a bordo di un’arca radiofonica guidata da due timonieri onnivori e tenacemente curiosi, con un ospite che non si limita a raccontare il proprio universo sonoro ma commenta d’istinto tutti gli ascolti proposti dal programma.
di Mario Fabio
In epoca di globalizzazione, in cui internet e i social media la fanno da padrone, parlare del dialetto può sembrare anacronistico. Eppure il dialetto fa parte del nostro bagaglio culturale ed è probabilmente uno dei tratti distintivi più emblematici della nostra appartenenza a un luogo, così come a una storia e a una tradizione che arrivano dal passato.
È una sorta di carta d’identità. È un abito cucito su misura. Non a caso, Noam Chomsky, considerato il padre della linguistica moderna, è convinto che “una lingua è un dialetto con un passaporto e un esercito”.
Il dialetto ci racconta delle nostre radici, portando in dote una ricchezza di modi di dire e di parole unica. È l’espressione più genuina di un popolo. “Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà”. Così scriveva Pier Paolo Pasolini, vedendo nel dialetto l’ultimo baluardo di una cultura popolare che si sottrae al logorio della vita moderna.
Ospiti di Charlot, l’antropologo e scrittore Marco Aime, docente di antropologia culturale all'Università di Genova e coautore del saggio “Je so' pazzo. Pop e dialetto nella canzone d'autore italiana da Jannacci a Pino Daniele” (EDT, 2014); Emiliano Picchiorri, professore ordinario di Storia della lingua italiana all’Università di Chieti-Pescara e condirettore della rivista “Carte di viaggio. Studi di lingua e letteratura italiana”; l’attore e regista Flavio Sala reduce dal recente successo della commedia dialettale “Bonanocc ai sonadoo” e, infine, Enzo Pelli, già responsabile del Dipartimento cultura e fiction della RSI, insieme a Francesca Giorzi, attuale responsabile della fiction radiofonica, a proposito della serata pubblica per la presentazione del libro dedicato al teatro radiofonico di Elsa Franconi-Poretti “Una dòna di nòst”, che fu anche tra le protagoniste ticinesi nella conquista del diritto di voto e di eleggibilità delle donne in Svizzera.
Con Stefania Patruno, Roberto Chevalier, Matteo Carassini, Jasmin Mattei, Tatiana Winteler, Roberto Regazzoni, Gaia Passaretta, Margherita Coldesina, Cinzia Spanò, Marco Cortesi, Riccardo Peroni, Luca Sandri, Lisa Mazzotti, Giorgio Melazzi, Jasmine Laurenti, Igor Horvat, Anahi Traversi, Giuseppe Palasciano, Massimiliano Zampetti, Moira Albertalli, Paolo Sesana e la partecipazione straordinaria di Giulia Lazzarini.
Regia Cesare Ferrario
7.a puntata
Nuova produzione 2022
La cultura si fa racconto e l’attualità culturale di Rete Due dà voce agli attori di questa nostra contemporaneità.
Gli appuntamenti:
lunedì-venerdì 12:45
di Lorenzo De Finti
Nel jazz la simpatia fra chitarra e pianoforte prelude spesso a grandi virtuosismi esecutivi e più in generale a una precisa attenzione per le peculiarità dei due strumenti; pensiamo al sofisticato dialogo fra Jim Hall e Bill Evans o alla festosa complicità fra Joe Pass e Oscar Peterson.
Ma nell’interazione di John Scofield con Jon Cleary il terreno comune è piuttosto quello, corporeo ed emozionale, delle radici profonde che appartengono alla musica nera statunitense, sacra e profana: blues, gospel, spiritual, funky.
È una sintonia che si potrebbe immaginare, conoscendo le loro carriere, anche a non sapere che il pianista è in piena evidenza nell’album "Piety Street", firmato dal chitarrista nel 2009, del quale lo stesso Scofield scrive: “All’inizio volevo fare un disco di blues. Volevo andare a New Orleans e registrare nella culla della musica soul. A un certo punto del progetto ho cominciato a chiedermi se il mondo avesse davvero bisogno di un altro CD di blues in 12 battute. La musica gospel è la sorella gemella del R&B e io ne sono da tanto tempo un grande fan, così ho deciso di inciderne alcuni dei brani che preferisco”.
Naturalmente, quella volta nella Città del Delta Scofield ha incontrato Cleary, che si era trasferito lì anni prima dalla natìa Inghilterra, e l’intesa fra i due è nata dalla passione condivisa.
E non deve sorprendere il fatto che entrambi i protagonisti siano bianchi; l’amore per la cultura afroamericana è per così dire un fatto generazionale tanto per il chitarrista, classe 1951, quanto per il tastierista e cantante, di undici anni più giovane. In pratica entrambi sono cresciuti negli anni della grande affermazione dei vari Rolling Stones e Beatles, il fenomeno che ha improvvisamente dimostrato quanto l’autenticità del blues avesse trasformato la musica giovanile nel mondo intero. Tanto che sia Scofield sia Cleary hanno declinato le forme della musica nera lungo tutte le loro carriere, adattandole ad ogni partner che incontravano lungo il cammino.
Non c’è dubbio che lo faranno anche in questa nuova occasione.
Jazz & Cinema – 1.parte (2./10)
con Claudio Sessa
Più che dal celebre romanzo di Francis Scott Fitzgerald, il titolo prende spunto dai versi che ispirarono lo stesso Fitzgerald: "Tenera è la notte / e chissà, forse la Regina Luna è sul suo trono / circondata da una miriade di Fate stellate".
I versi sono tratti dalla poesia "Ode all'usignolo" di John Keats. Un accostamento forse ambizioso e certo romantico, proprio perché abbiamo voluto immaginare la notte come un alveo di reciproca premura, con la luna (la Regina Luna) come unica sentinella in un firmamento trapunto di stelle (le Fate Stellate). La radio è una voce amica, a maggior ragione se rimane accesa ad ore tarde. La distanza fra i suoni emessi dagli altoparlanti e le orecchie di chi ascolta si assottiglia, l'attenzione si fa più vigile, e come d’incanto ci si ritrova immersi in una bolla d'intimità che ha probabilmente molto a che fare con una mutata propensione all’ascolto.
Di che cosa è fatta la musica di Tenera è la notte? Beh, in buona parte di suoni e di voci che si sforzeranno di articolare una drammaturgia sospesa fra lo stato di veglia e l'incombenza del sonno. Jazz, canzone d'autore, musica da camera, spruzzi di elettronica e tentazioni oniriche di varia natura. Non sarà tanto una questione di "generi musicali", quanto una cifra di fondo inclinata alla morbidezza, un suono della notte che si vuole alieno dalla narcosi dell’ascolto ma pur sempre attento a non urtare i sensi nell'ora i cui essi (i sensi) vanno accuditi e vezzeggiati con maggior cura. O, per dirla altrimenti: musica per orecchie sensibili.
di Corrado Antonini
Don Byas; Laura; Verve - PolyGram
Yungchen Lhamo; Auspicious Days; Tibet Arts Management
Brian Eno; Fickle Sun (ii) The Hour Is Thin; Warp
Ryuichi Sakamoto; Ghost; Milan Records
Alaíde Costa; Tristonho; Samba Rock Discos
Eric Chenaux; There They Were; Constellation Records
Bud Shank; Shank's Pranks; Fresh Sound Records
Piero Milesi; Mr. Nanof's Tango; Cuneiform Records
Bobo Rondelli; Tu no; Picicca Dischi
Sam Crockatt Quartet; Tiny Steps, Top Of The Mountain; Whirlwind Recordings
Philippe Torreton; Dans Le Sac À Main De La Putain; Tacet
Nick Cave & Warren Ellis; L'attaques des loups; Invada
Camila Meza; Little person; Sunnyside
Seldon Powell Sextet; She's Funny That Way; Fresh Sound Records
Sergio Endrigo; E così sia; BMG Ricordi
Marianne Faithfull; As Tears Go By; Island Records
Trio "Format à trois"; Summertime; Altrisuoni
Bunny Briggs & the Irving Bunton Singer; David danced; Boplicity
Erlend Apneseth; Fall; Hubro
Rod McKuen; Failure Face; UMGD
Ikarus; Meridian; Ronin Rhythm Records
Peppe Fonte; Straordinariamente; Squilibri
Julian & Roman Wasserfuhr; Knot In The Belly; ACT Music
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