Eduard Limonov
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L'impossibile Limonov e i rossobruni

Un'intervista allo scrittore russo e un tentativo di raccontare la sua attività politica, di Michele Serra

  • 22.04.2022
  • 27 min
  • Keystone
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Eduard Limonov, scomparso nel 2020, lo conosciamo soprattutto grazie alla biografia romanzata opera di Emmanuel Carrére, quasi 400 pagine che non bastano a dare un'idea esauriente di chi sia stato Limonov: rockstar della letteratura russa, emigrato traditore della patria, ultranazionalista, rivoluzionario e reazionario, fascista e comunista. Limonov punk, sciupafemmine, gay, autore di bestseller e vagabondo povero in canna. Limonov persona e personaggio, che reinventa se stesso e la sua vita seguendo un ideale letterario.

Fabrizio Fenghi, professore di slavistica presso l'americana Brown University, ha analizzato le sovrapposizioni tra la vita artistica e l'attivismo politico di Limonov per raccontare la storia del partito nazional-bolscevico da lui fondato insieme ad Aleksandr Dugin negli anni Novanta, erede dei movimenti “rossobruni” francesi che cercavano di mettere insieme gli opposti estremismi di destra e sinistra, anticipatore e allo stesso tempo oppositore dell'ideologia putiniana. Soprattutto, ha incontrato Limonov in Russia qualche anno prima della morte e scritto un esauriente saggio intitolato It Will Be Fun and Terrifying: Nationalism and Protest in Post-Soviet Russia, edito oltreoceano da University of Wisconsin Press.

Cerchiamo dunque di orientarci all'interno dell'attività politica post-sovietica di Limonov, partendo dalla sua viva voce e con l'aiuto del professor Fenghi.

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