Oggi, la storia

Catastrofe nucleare

di Denise Tonella

  • 26 aprile 2016, 09:05
Chernobyl

Un elicottero spruzza spray decontaminante sulla centrale di Chernobyl, successivamente all'incidente

  • Reuters Pictures

Oggi, la storia
Martedì 26 aprile 2016 - 07:05

Alle 3:20 del mattino del 26 aprile 1986 il mondo intero si trovava sull’orlo del peggiore disastro nucleare della storia. Il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl nell’Ucraina settentrionale, all’epoca parte dell’Unione Sovietica, stava per esplodere. Le prime luci del mattino rivelarono la devastazione materiale, ma il peggio doveva ancora arrivare. Il disastro di Chernobyl portò morte e malattia e mise sotto accusa il concetto di energia nucleare. C’è chi sostiene che abbia addirittura innescato la catena di eventi che portò alla caduta del regime comunista.

Nel corso di un test di sicurezza già eseguito per un altro reattore, il personale si rese responsabile della violazione di svariate norme di sicurezza. Ciò portò a un brusco aumento della potenza del nocciolo del reattore numero 4 della centrale. Il sistema di raffreddamento del reattore si ruppe. Poco dopo si innescò una forte esplosione, che portò lo scoperchiamento del reattore e mise in fiamme la centrale. Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente. 336'000 persone dovettero essere evacuate. Nubi radioattive raggiunsero anche la Svizzera. Ai tempi avevo solo sette anni e non capivo l’entità di quello che stava succedendo. Ma la paura che divagava in tutta Europa era percepibile anche per noi bambini. E l’insalata dell’orto non si poteva più mangiare. Fra le conseguenze del disastro si contano ufficialmente più di 4000 casi di tumore della tiroide. Questi dati sono contestati da associazioni antinucleariste che stimano un numero molto maggiore di malattie e decessi riconducibili al disastro.

I quattro incidenti occorsi presso la centrale nucleare di Fukushima a seguito del terremoto e maremoto dell’11 marzo 2011 ha reso il mondo intero cosciente del fatto, che – malgrado i vari provvedimenti presi in molte centrali nucleari dopo il disastro di Chernobyl – i centri di produzione di energia atomica restano una spada di Damocle. La quantità totale di radioattività diffusa nell’atmosfera dal disastro di Fukushima è stata all’incirca di un decimo di quella rilasciata a Chernobyl. La contaminazione però in Giappone sta procedendo ininterrottamente. Una massa di acqua radioattiva attraversa le falde freatiche della regione. Le autorità giapponesi stanno ancora studiando un’eventuale contaminazione radioattiva sui 170'000 residenti evacuati dalle zone entro i 20 km dalla centrale. L'incidente ha di nuovo sollevato accese discussioni inerenti al prosieguo o meno dell'utilizzo dell’energia nucleare. I dibattiti rimangono di scottante attualità anche per l’Ufficio federale dell’energia della Confederazione svizzera.

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