
Oggi, la storia 20.02.15
Oggi, la storia 20.02.2015, 07:05
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Come ogni anno, il mese di febbraio, con una lieve oscillazione legata alla celebrazione della Pasqua, scandisce per molti lavoratori un momento di pausa vacanziera: ultimo mese del calendario giuliano, “febbraio” porta con sé il significato di “purificazione”, poiché esso era il mese in cui nell’antica Roma si celebravano le cerimonie purificatrici di fine anno (tradizione pagana alla quale si sarebbe successivamente sovrapposta quella cristiana della quaresima). Se il termine “vacanza” rimanda inequivocabilmente al latino vacare (“essere vuoto”, “essere libero da occupazione”), i termini a cui ricorriamo per designare luoghi del soggiorno vacanziero rivelano una storia per certi aspetti singolare: quando infatti prenotiamo una camera in un “albergo”, pronunciamo una parola derivata dal gotico haribaírg, che significa “riparo dell’esercito”, termine poi confluito nel latino medievale haribergum, passata ad harbergum e infine ad albergum: un prestito per così dire nordico, dato che il latino classico chiamava il moderno albergo deversorium, il luogo della sosta.
Quando invece pronunciamo la parola “hotel”, termine decisamente più internazionale, parliamo un latino decisamente classico: derivato dal francese hostel (“alloggio”, “dimora”, ospitale”, “rifugio”), esso è perfettamente sinonimo dell’italiano “ostello” – per quanto quest’ultimo, nella lingua odierna, indichi un hotel per giovani con servizi “low cost” – e deriva dal tardo latino hospitale: propriamente il luogo in cui si accoglie e si riceve l’hospes, cioè l’ospite, che, com’è noto, per gli antichi era sacro. Non è un caso che nel greco moderno hotel si traduca con xenodochìo (ξενοδοχείο), il luogo in cui si accoglie lo xénos, cioè lo straniero in quanto ospite.
Come mai, allora, si deve pagare per soggiornare in una struttura – l’hotel per l’appunto – il cui nome richiama quell’ospitalità sacra e gratuita che intendevano gli antichi? Si può senz’altro dire che questo sia il caso in cui la parola antica sopravviva nella lingua moderna, ma non invece il suo significato originario: d’altro canto, per un bizzarro capriccio linguistico il termine “hotel” ha la medesima radice di “ospedale” e di “ospizio”, entrambi luoghi in cui si viene effettivamente ospitati, ma per scopi diversi dal diporto e dallo svago: forse sarebbe meglio distinguerli con i termini “nosocomio” e “gerontocomio”, laddove il greco antico nósos indica la malattia, e ghéras la vecchiaia... Insomma, più si indaga l’origine di questa terminologia, più ci si allontana dall’idea di una sana e divertente vacanza. L’importante è frequentare il più possibile gli hotel, anche a caro prezzo, e tenersi il più lontano possibile dagli ospedali!