Oggi, la storia

Lo stermino degli ebrei: olocausto o shoah?

di Tommaso Detti

  • 12 maggio 2015, 09:05
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Oggi, la storia 12.05.15

Oggi, la storia 12.05.2015, 07:05

Nella Germania nazista la persecuzione antisemita cominciò subito dopo l'avvento di Hitler, ma il sistematico sterminio degli ebrei fu pianificato nel 1941 e iniziò nei primi mesi del 1942. Un salto di qualità può essere collocato il 12 maggio, quando 1.500 ebrei polacchi vennero tutti uccisi nelle camere a gas già installate nel campo di Auschwitz-Birkenau, senza nessuna selezione fra chi era abile al lavoro e chi no. Per i carnefici l'eliminazione nei lager aveva il vantaggio di una maggiore segretezza ed evitava le forme di abbrutimento registrate nei reparti incaricati di fucilazioni in massa. Le camere a gas avevano inoltre un'enorme capacità di annientamento.

Le vittime ebree furono 6 milioni e il carattere estremo di questo genocidio lo rende difficilissimo da affrontare. Perciò lo si è spesso considerato come un fenomeno unico, impenetrabile. Strettamente connesso all'idea della sua unicità, anche il termine "olocausto" evoca mistero e lontananza. Ma si tratta di immagini fuorvianti, che ostacolano la possibilità di collocare questo drammatico evento nel contesto della storia europea. Molti storici hanno invece proposto di parlare di singolarità storica anziché di unicità del genocidio ebraico. La differenza non è formale: un male incommensurabile non si può confrontare con altri mali e rischia di divenire un fatto simbolico, che è facile e rassicurante relegare in una realtà che non ci appartiene e non ci coinvolge.

Quanto al termine olocausto, in origine esso indicava la pratica di antichi popoli di offrire sacrifici umani agli dei e perciò implica che le stesse vittime accettino il volere imperscrutabile della divinità. Ecco perché è un termine sbagliato. La lingua e la tradizione ebraica ci offrono invece una parola del tutto priva di tali implicazioni: shoah, che significa distruzione. Riflettere sullo sterminio degli ebrei è tanto più essenziale perché esso fa parte della nostra cultura e della nostra storia: non era ineluttabile, come non lo era la pulizia etnica che è tornata a insanguinare l'Europa negli anni 90. Combattere ed evitare questi fenomeni è possibile solo a condizione di non sfuggire agli interrogativi storici e morali che ci pongono. A condizione, se così posso dire, di farcene carico.

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