Oggi, la storia

Un anno dopo Charlie Ebdo

di Eva Cantarella

  • 07.01.2016, 08:05
Charlie Hebdo
  • Keystone

Oggi, la storia
Giovedì 07 gennaio 2016 - 07:05

Buongiorno, e insieme al buon giorno gli auguri più vivi di un anno nuovo che, oltre a portarci serenità e a sperabilmente anche felicità nella nostra vita privata, porti al mondo intero un po’ di pace e la capacità, per chi lo governa, di trovare o quantomeno cominciare a pensare a qualche soluzione per alleviare le sofferenze di intere sventurate popolazioni. E a proposito di questo e delle conseguenze che tutto ciò ha anche per chi, come noi europei, è lontano dai teatri ufficiali di guerra, vorrei condividere con voi alcune considerazioni personali, che ho avuto occasione di fare in questi giorni a cavallo tra il 2015 e il 2016.

Per ragioni anche di lavoro, come spesso di capita, ho passato questi giorni a Parigi, dove mi trovavo anche nei primi giorni del 2015, più precisamente il 7 gennaio, giorno della strage di Charlie Hebdo. E di nuovo, come allora sono stata colpita e ammirata dal comportamento dei nostri cugini francesi, come spesso in Italia li chiamiamo, anche dopo la nuova terribile dalla strage del Bataclan. Parigi, contrariamente alle aspettative non è o quantomeno non appare una città spaventata, piegata, chiusa in se stessa.

Di Certo, come mi avevano detto, ed è vero, i ristoranti i negozi sono vuoti, ancor più di quanto mi aspettassi. Ma, evidentemente, le ragioni son sono da cercare nel timore di uscire di casa: Sono dovute piuttosto alla crisi, che la Francia sta affrontando non meno dell’Italia e di altri paesi. Le strade infatti sono piene, così come tutti i luoghi dove sarebbe più facile organizzare gli attentati, per quali c’è massima allerta: i cinema sono pieni, i grandi magazzino sono pieni, i bar sono pieni di gente. Ma la dimostrazione più forte della coraggiosa reazione dei parigini si è avuta la notte di Capoda nno, con gli Champs Elisèes traboccanti di una folla immensa, che, quando dieci muniti prima della mezzanotte sono risuonate le note della Marsigliese, mentre l’arco di trionfo diventava bianco, rosso e blu, è scoppiata in un interminabile applauso. Questa è una nazione, mi sono detta. Questo è un popolo che, nei momenti in cui è necessario, si sente un popolo. Un esempio, per tutti. Devo dire che ho amato molto i cugini francesi.

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