
Oggi la storia 16.09.14
Oggi, la storia 17.09.2014, 14:04
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Negli ultimi tempi i mass media hanno dato notizia del fatto che sia nel cosiddetto Califfato dell'Iraq, sia in Ucraina, non sono pochi i combattenti arrivati da ogni parte del mondo. Qua inglesi convertiti all'islamismo più radicale, là spagnoli nostalgici dell'Unione Sovietica o, sul fronte opposto, neofascisti italiani. Secondo alcuni analisti almeno nel primo caso opererebbero anche dei mercenari, ma la presenza di volontari di altri paesi nel Medio Oriente e in Ucraina è comunque un dato su cui riflettere.
Sì, perché la storia ci dice che questo fenomeno non è nuovo. Senza contare gli antifascisti di molti paesi che nel 1936-39 si batterono in difesa della repubblica spagnola contro la sedizione franchista, nell'800 ad es. Lord Byron e altri volontari andarono a morire per l'indipendenza della Grecia. Non parliamo di Garibaldi, che prima combatté nell'America Latina e poi nel 1870 accorse a difesa della repubblica francese. Ma ovunque nel'800 si accendesse una lotta per l'indipendenza nazionale, furono migliaia gli italiani, i polacchi, gli ungheresi e altri ancora che rischiarono la vita per una patria altrui.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque? In realtà le differenze fra i volontari delle guerre di ieri e di oggi sono profonde. Ogni guerra porta con sé violenze e lutti, ma le pratiche a dir poco esecrabili di cui ogni giorno ci parlano i mass media non hanno riscontro in quei conflitti del passato. E diverse sono anche le motivazioni. I nazionalisti dell'800 si battevano non solo per l'indipendenza del loro o di altri paesi, ma prima ancora contro l'assolutismo. Liberali, reclamavano una costituzione e istituzioni rappresentative; democratici, rivendicavano la repubblica e il suffragio universale.
Oggi invece i volontari del Califfato perseguitano i credenti di altre religioni e anche in Ucraina uomini di lingue e culture diverse si uccidono anziché convivere entro un paese che riconosca le identità di tutti. Certo, allora come oggi erano in campo anche le politiche di potenze grandi e medie. Certo, allora come oggi il nazionalismo discriminava spesso chi aveva altre etnie, lingue, culture o fedi diverse. Ma le differenze restano profonde. Confrontare vicende simili per metterne in luce analogie e differenze è essenziale per comprendere non solo il passato, ma anche il mondo nel quale viviamo.
Tommaso Detti