In Brasile soprattutto, ma anche in parte del Perù, Bolivia, Paraguay e Argentina, l'Amazzonia continua a bruciare. I suoi incendi, in grandissima parte provocati dall'uomo, hanno allarmato la comunità internazionale, e i Paesi della regione amazzonica, preoccupati per il grave danno ambientale e l'inquinamento atmosferico soprattutto da monossido, hanno indetto una riunione dei capi di stato e di governo il 6 di settembre per unire gli sforzi a protezione della foresta amazzonica.
E uno scambio di messaggi sui social media tra il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente brasiliano Bolsonaro ha amplificato quella che appare ormai come una crisi internazionale. Dietro quelle fiamme c'è spesso una pratica, la deforestazione, e dietro questa pratica ci sono soprattutto gli interessi dell'industria agro-alimentare a cui il presidente Jair Bolsonaro ha steso per così dire il tappeto rosso.
Quali le logiche economiche soggiacenti? Quanto questi incendi preoccupano la comunità scientifica? In quale misura vanno correlati al cambiamento climatico? Quale valenza ha l'Amazzonia negli equilibri ambientali del globo? Siamo di fronte a una situazione eccezionale?
Ne discutiamo a Modem con:
Boris Pezzatti, dottore in scienze ambientali, ricercatore presso l’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio.
Lucia Perugini, dottore in ecologia forestale, della fondazione Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici,
Stefano Liberti, giornalista, autore di inchieste sulle filiere agro-alimentari
Intervista registrata a Franca Sciuto, presidente di Rainforest fund, ONG che opera a difesa di diritti delle popolazioni indigene.
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