“In Svizzera 8 madri su 10 lavorano a tempo parziale, ma le donne dovrebbero lavorare di più”. Parole di Valentin Vogt, presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori, per il quale più che di altri impieghi a tempo parziale, l’economia elvetica ha bisogno di coinvolgere maggiormente le madri lavoratrici. Bisogna recuperare i ritardi accumulati nelle strutture di accoglienza per i figli, aggiunge Vogt, che non cela qualche critica anche all’utilità del lavoro part-time: nella sua azienda – afferma ancora – lavorare meno del 60% non ha senso; per le posizioni dirigenziali il limite minimo dovrebbe essere fissato all’80%.
Ma perché il lavoro a tempo parziale pare presentare dei limiti nelle logiche aziendali? Perché lavorare part-time sembra porsi in antitesi con la prospettiva di una carriera professionale? E come intendere l’esortazione del presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori a fare meglio nel conciliare lavoro e famiglia, quando aggiunge che “è responsabilità dello stato fare di più”?
Ne discutiamo a Modem, con:
Daniella Lützelschwab, Responsabile settore Mercato del lavoro dell’Unione svizzera degli imprenditori;
Angelica Lepori, ricercatrice per il Dipartimento di Lavoro Sociale della SUPSI, Scuola Universitaria Professionale della Svizzera.
E con interviste a:
Giuliano Bonoli, prof. di politiche sociali presso l' IDHEAP e vicepresidente della commissione federale di coordinamento per le questioni famigliari;
Francesco Giudici, sociologo, Responsabile del Settore Società at Ufficio di Statistica del Canton Ticino
Sara Colangelo Bottinelli, quadro dirigente EOC, lavoratrice “part-time” nella formula di un “job-sharing” con una collega.
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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