Il filo che unisce

A rischio una tradizione secolare

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C’è un fil rouge che unisce luoghi e persone tra la Valposchiavo e la Valtellina. Anzi: è proprio il filo. Di lana, di seta, di lino, di cotone. Fili che ritroviamo alla Tessitura Valposchiavo in trame e orditi che promettono di durare una vita, in casa di Letizia Semadeni che fa dei sogni realtà da indossare, al Museo Poschiavino dove una mostra curatissima ci ricorda come la sostenibilità fosse un tempo la regola e non l’eccezione, o ai corsi di Anna Confortola, che insegna l’arte del taglio e del cucito ad una cinquantina di donne e ragazze della Valtellina.

Dietro ad ogni capo che sia di abbigliamento o per la casa, c’è una storia, oltre che una persona. Ma soprattutto c’è una scelta consapevole che spinge sempre più persone, soprattutto donne, a non uniformarsi ai dettami della “moda” ma a chiedere invece garanzie in termini di rispetto per le persone e per l’ambiente. Sfruttamento minorile, uso indiscriminato di pesticidi e altro ancora, non sono più argomenti che attengono solo la sfera etica, ma la vita di ogni giorno, e ciò che indossiamo è lì a ricordarcelo. E allora seguiamo questo file e vediamo cosa succede.