Al termine della settimana speciale che abbiamo dedicato ad Unitas e al viaggio svolto in questi giorni da una quarantina di associati , in bassa Engadina e per la precisione a Samnaun, abbiamo incontrato Mario Vicari presidente dell’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana.
Unitas ad oggi conta 761 iscritti di cui una decina grigioni italiani e sin dalla nascita, nel 1946, il fondatore Tarcisio Bisi ha promosso tutta una serie di viaggi. Nel recente passato i membri di Unitas hanno avuto ad esempio l’opportunità di recarsi all’Expo di Milano, oppure a Londra. Perché se è vero che perdere l’uso della vista è un’esperienza indubbiamente traumatica di fronte alla quale si può anche correre il rischio di soccombere, una volta superato il trauma si può condurre una vita ricca, zeppa di nuove esperienze. I ciechi possono anche svolgere attività fisiche molto impegnative come scalare le montagne, sciare, navigare in barca a vela e questo anche grazie allo sviluppo tecnologico che ha fornito strumenti importantissimi.
Che ci crediate o meno i ciechi -non chiamateli non vedenti perché si irritano- a loro modo vedono. Vedono grazie alle descrizioni di chi li accompagna, vedono proiettando interiormente le immagini, vedono grazie alle informazioni che ottengono grazie alle nuove tecnologie ed infine… vedono con il cuore!