Arte

Lisetta Carmi

La verità innanzitutto

  • 15 febbraio, 07:58
  • 15 febbraio, 08:57
Lisetta Carmi fotografata da Giovanni Battista Martini nel suo studio di Cisternino, 2017

Lisetta Carmi fotografata da Giovanni Battista Martini nel suo studio di Cisternino, 2017

  • © Courtesy Archivio Lisetta Carmi; Martini & Ronchetti, Genova
Di: Francesca Cogoni 

“Ho lavorato solo diciotto anni nella fotografia, ma quando guardo il mio archivio mi sembra di avere lavorato cinquant’anni […] La fotografia mi ha permesso di fissare quello che sentivo con il mio cuore e con la mia anima”.

Scomparsa il 5 luglio 2022, Lisetta Carmi ha dedicato all’attività fotografica una parte relativamente breve della sua lunga e sfaccettata esistenza, ma questo non le ha certo impedito di distinguersi per la pregnanza e bellezza dei suoi scatti e di consegnarci un corpus di immagini ricco e significativo. Diceva di aver vissuto “cinque vite”, una delle quali l’ha trascorsa dietro l’obiettivo, osservando con sguardo lucido e acuto, viaggiando e provando a capire: “Cercavo la verità della vita delle persone”.

Cimitero di Staglieno, 1966

Cimitero di Staglieno, 1966

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Nata a Genova il 15 febbraio del 1924, da una famiglia borghese di origini ebraiche, Lisetta Carmi nutre fin da bambina una grande passione per la musica e a dieci anni inizia lo studio del pianoforte con il maestro Alfredo They. Nel 1938 è costretta ad abbandonare la scuola a causa delle leggi razziali. Con l’inizio della Seconda guerra mondiale, Lisetta trova rifugio con la famiglia dapprima nella campagna piemontese e poi in Svizzera. Terminata la guerra, ritorna nella sua città natale, dove riprende gli studi di pianoforte e si diploma al conservatorio di Milano. Nel corso degli anni Cinquanta, si afferma come concertista, compiendo diverse tournée in Italia e all’estero. È una pianista di talento, ma ben presto il suo percorso professionale prenderà inaspettatamente un’altra direzione.

Italsider, Genova, 1964 ca.

Italsider, Genova, 1964 ca.

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Il 30 giugno 1960, nel capoluogo ligure si tiene uno sciopero generale. Lisetta vuole partecipare alla manifestazione, ma il suo maestro di pianoforte cerca di dissuaderla perché potrebbe danneggiarsi le mani e mettere così a repentaglio la sua carriera di pianista.
“Risposi che se le mie mani erano più importanti del resto dell’umanità, allora avrei smesso di suonare” racconterà lei più tardi. Comincia così la seconda vita di Lisetta Carmi: quella da fotoreporter. “Ho iniziato a fotografare con una piccola Agfa Silette senza alcuna preparazione. Era il 1960, sono partita con Leo Levi per la Puglia, terra lontana e sconosciuta. Siamo andati a San Nicandro Garganico, dove abitava uno strano gruppo di ebrei allievi di Manduzio […] ho usato nove rullini per documentare quei luoghi bellissimi e interessanti. Non avevo mai fatto una foto in vita mia”.

Sugherificio, Calangianus, 1964

© Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti.jpg

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Autodidatta ma con un’attitudine naturale, quasi istintiva per la fotografia, dopo questa esperienza Lisetta Carmi comincia a realizzare i suoi primi lavori e reportage. Per qualche tempo è fotografa di scena al Teatro Duse di Genova. Visita più volte la Sardegna, terra verso la quale nutre una profonda fascinazione: “Mi piaceva quella società arcaica e fiera, i pastori sui monti, le fabbriche di sughero a Calangianus, i boschi di corbezzoli, le masserie con le pecore e i cavalli…”.
Si reca spesso anche in Israele, e poi viaggia tra America Latina, Afghanistan, Pakistan, India, Nepal… In ogni Paese sono gli esseri umani, in particolar modo le persone più fragili e svantaggiate, a catturare la sua attenzione: “Ogni volta ho creduto che attraverso la fotografia avrei dato voce ai poveri, ai diseredati, a quella grande parte dell’umanità sepolta dal silenzio e dalla distrazione”. E ancora, collabora assiduamente con il Comune di Genova, per il quale compie diversi reportage, muovendosi tra il centro storico, l’ufficio anagrafe, gli ospedali (la sequenza fotografica sul parto di una giovane donna resta tra i suoi lavori più veri ed emozionanti).

Sicilia, 1977

Sicilia, 1977

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Nel 1964 Lisetta Carmi accetta la proposta di documentare la condizione di sfruttamento dei lavoratori del porto di Genova. Immortala i gesti, i corpi, il lavoro estremo degli operai come nessuno ha mai fatto prima, offrendo una testimonianza profonda e autentica. “I camalli non avevano nemmeno le tute. Aprivano le balle di stracci per fasciarsi piedi, entravano nelle celle frigorifere mezzi nudi e ne uscivano nel caldo estivo con quarti di bue congelati sulle spalle. […] Ho documentato una situazione difficilissima per quei lavoratori sfruttati dai grandi armatori genovesi”. Ne nasce una mostra itinerante promossa dalla FILP-CGIL, che utilizza gli scatti di Lisetta Carmi come importante mezzo di conoscenza e denuncia.

I travestiti, Genova, 1965

I travestiti, Genova, 1965

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Sono in molti ad ammirare l’impegno, la determinazione e l’approccio sincero e diretto di Lisetta Carmi. Le sue immagini emblematiche finiscono sulle pagine di numerose riviste, tra cui L’Espresso e Il Mondo, e i premi non tardano ad arrivare, come il prestigioso Prix Niépce per la serie fotografica dedicata all’incontro fugace e folgorante con il poeta Ezra Pound. “Andai a trovarlo a Sant’Ambrogio di Rapallo, dove viveva nella totale solitudine. Ci incrociammo per pochi minuti. Aprì la porta dopo una lunga attesa. Il corpo magro, avvolto in una lunga vestaglia nera, e i capelli irti, lievemente scomposti come un pagliaio, conferivano alla sua testa un disordine sommesso: lo sguardo sembrava perdersi nell’infinito. Non disse una parola. Scattai una ventina di foto che poi hanno fatto il giro del mondo”.

I travestiti, La Cabiria, Genova, 1965-1970

I travestiti, La Cabiria, Genova, 1965-1970

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Nello stesso periodo, Lisetta Carmi intraprende un progetto che la vedrà impegnata per ben sei anni e che diventerà il suo lavoro più celebre, coraggioso e dirompente. Tutto ha inizio nella notte di San Silvestro del 1965. “Entrai nell’ambiente dei travestiti per caso. Un amico mi invitò a partecipare a una loro festa. Portai con me la Leica. Vagavo con lo sguardo in quegli spazi umili e pretenziosi. Ninnoli un po’ ovunque, carta da parati sui muri, il grammofono che suonava e le lucide specchiere, incorniciate nello stile barocco, riflettevano pezzi di una realtà piccolo borghese. Provai sensazioni strane. Quella sera li vidi ballare, festeggiare, gioire. Ma ebbi, al tempo stesso, la percezione di una grande sofferenza. Tentai di capire perché volessero essere delle donne e come mai, proprio per questo desiderio, fossero considerati diversi, emarginati, perseguitati dalla famiglia, dalla Chiesa e dalla società”.
Da questo momento in poi, Lisetta comincia a frequentare assiduamente la Gitana, la Morena, la Cabiria, la Novia… Entra con rispetto e senza pregiudizi nella loro quotidianità, instaura con loro un rapporto di fiducia e comprensione, ne ritrae abitudini e riti, risate e patimenti. Nel 1972, dopo mille ostacoli, il progetto sui travestiti dell’antico ghetto ebraico di Genova diventa un libro, che inizialmente non riceve una buona accoglienza e provoca un notevole scandalo. Oggi, a distanza di cinquant’anni, quel libro è diventato un oggetto di culto e la casa editrice Contrasto ha appena pubblicato un nuovo volume con una selezione di foto a colori inedite.

I travestiti, Dalida, Genova, 1965-1967

I travestiti, Dalida, Genova, 1965-1967

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Tra gli ultimi lavori fotografici di Lisetta Carmi vi è quello realizzato nel 1976 in Sicilia su incarico dell’azienda Dalmine, da cui nasce il volume Acque di Sicilia, una splendida raccolta di immagini del paesaggio e della realtà sociale della regione, corredata da un testo di Leonardo Sciascia. Nello stesso anno, in India, Lisetta fa un incontro che segna in modo profondo il suo cammino: quello con il guru e maestro illuminato Babaji Mahavatar. Un incontro che dà avvio alla terza vita di Lisetta Carmi, portandola a divulgare gli insegnamenti del suo maestro e a fondare un ashram a Cisternino, in Puglia, a cui si dedica con grande passione e dedizione. Nell’ultimo periodo della sua esistenza, Lisetta Carmi vive nella “libertà”, studiando il Tao e l’arte cinese della calligrafia, amando il silenzio e la solitudine.

Ezra Pound, 1966

Ezra Pound, 1966

  • © Lisetta Carmi - Martini & Ronchetti

Come testimonia anche il bel documentario Lisetta Carmi, un’anima in cammino, girato nel 2010 dal regista Daniele Segre, una costante della vicenda umana e professionale di Lisetta è stata la sua inesausta ricerca della verità, unita al desiderio di comprendere gli esseri umani e sé stessa. Non possiamo che esserle grati per il tempo e l’impegno che ha dedicato alla fotografia e per il suo sguardo puro e controcorrente, che ha saputo dar voce a chi non ne aveva.

Lisetta Carmi, un'anima in cammino, un film di Daniele Segre (il trailer)

Fonti delle citazioni:
Lisetta Carmi, La bellezza della verità, Postcart, 2018
Lisetta Carmi, Ho fotografato per capire, Peliti Associati, 2014

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