Musica pop

Brian Wilson, da beach boy a genio solitario

Con tutte le contraddizioni del caso. Nel corso dei decenni ha ispirato musicisti di ogni estrazione

  • Ieri, 11:20
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  • Imago/MediaPunch
Di: Red. 

Era l’ultimo superstite dei fratelli Wilson, Brian. Che assieme a Carl e Dennis – più il cugino Mike Love e Al Jardine – aveva incarnato il sogno californiano negli anni ’60. Beach Boys era qualcosa più di un nome stampato sulle copertine, e così risuona ancora oggi. Canzoni spensierate, letteralmente solari: Surfin’ U.S.A., California Girls e altri titoli all’insegna del trinomio spiagge-onde-belle ragazze.

Eppure non fu solo spensieratezza, fu anche malinconia. Non furono solo canzoni orecchiabili, ma deliziose tessiture di armonie vocali. Tutti elementi che nel corso dei decenni avrebbero influenzato gente come Bruce Springsteen ma anche, volendosi spingere un po’ verso gli estremi dello spettro, il punk dei Ramones, il clangore metallico dei Jesus & Mary Chain, la nouvelle vague elettronica di Panda Bear. E anche quei quattro baronetti di Liverpool che rispondono al nome di Beatles. Paul McCartney ha indicato in God Only Knows la più grande canzone mai scritta, capace di farlo piangere ogni volta che la ascolta. E lacrime ne hanno versate, interpretandola, Neil Diamond, David Bowie, Michael Stipe e Taylor Swift.

All’interno del pantheon del pop, a Brian Wilson è stato assegnato il ruolo del genio solitario, perseguitato da problemi mentali. Le sue abitudini tossiche hanno concorso a renderci questa immagine, amplificata dal contrasto fra la sua tristezza e la positività (percepita) delle sue canzoni. Poi bisogna ricordare che la definizione di “genio” fu il frutto dell’inventiva di un addetto stampa inglese. Certo, il talento era smisurato, ma i fratelli Wilson erano una forza nel loro insieme, fin da bambini, quando chiusi nella loro stanza intonavano canzoni come Ivory Tower di Cathy Carr. Attaccava Brian e gli altri fratelli si univano. Cresciutelli, riproporranno la stessa dinamica in studio per le registrazioni di In My Room, brano che balneare non è, e che forse, nel desiderio di trovare un rifugio che esprimeva, faceva riferimento al padre violento, Murry, lo stesso che poi venderà il catalogo dei figlioli per una cifra molto inferiore al suo reale valore.

11:48

Addio a Brian Wilson (Serotonina, Rete Tre)

RSI Cultura 12.06.2025, 08:42

  • Keystone
  • Rosy Nervi

Il tracollo si verificherà dopo Pet Sounds, uscito nella primavera del 1966, di cui curò praticamente tutto: composizione, arrangiamenti, produzione. Anche i brani furono in gran parte cantati da lui. Un disco che, come capita spesso nella storia della musica, non ebbe grandissimo riscontro commerciale, ma elevò la figura di Brian Wilson a fonte di ispirazione quasi divina per gli altri colleghi musicisti. Oggi Pet Sounds lo troviamo regolarmente in tutte le guide ai dischi fondamentali del pop e del rock. All’epoca però, le pressioni della casa discografica, i conflitti all’interno della band e le brutte abitudini di cui sopra lo fecero scivolare nella depressione, fino alla decisione di ritirarsi dalle scene e lasciare che fosse il resto della band ad andare in tournée.

Salto in avanti di un bel po’ di anni: il 20 febbraio 2004, a Londra, Brian Wilson presenta davanti a un pubblico entusiasta Smile, il disco perduto, l’album tanto a lungo atteso, che uscirà nell’autunno dello stesso anno. La chiusura di un cerchio artistico. Seguita, ora, da quella della parabola di vita, avvenuta all’età di 82 anni.

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