Musica italiana

I 70 anni di Alberto Fortis, anima libera e ispirata

Nel corso della sua carriera, il cantautore piemontese ha saputo alternare generi e registri espressivi rimanendo sempre fedele a sé stesso

  • 3 giugno, 10:58
Alberto Fortis.jpg
  • Imago/Gruppo LiveMedia
Di: Gian Luca Verga 

Un debutto discografico a dir poco stupefacente. Un album che irrompe sulla scena artistica italiana sulle ali di canzoni che seducono, incantano, spiazzano e che innescano anche vibranti polemiche. Ma che soprattutto rivelano un talento cristallino. Ed è un disco che a giusta ragione è considerato nel novero dei cento più significativi della storia della canzone italiana. Nel 1979, l’album eponimo Alberto Fortis impone sulla ribalta musicale questo giovane artista di Domodossola, che proprio oggi festeggia 70 anni.

Ricordate A voi romani o Milano e Vincenzo? Con le feroci diatribe che seguirono. O La sedia di lillà e la splendida Il Duomo di notte? Una combo di canzoni che svelano l’estro creativo di un artista che rifugge schematismi, che non ama scendere a compromessi ma sperimentare. E che si avvalse dei servigi della PFM. Un disco non ritenuto adeguato, un album che ebbe una lunga gestazione per la miopia o il poco coraggio dei discografici che lo parcheggiarono in panchina per alcune stagioni. Ma lui non si perse d’animo e senza cedere di un millimetro, mantenendo fede alle sue convinzioni artistiche e personali ce la fece, grazie anche allo zampino di Alberto Salerno e Mara Maionchi.

Musicista, polistrumentista, autore ispirato, coerente con la propria bussola artistica e interiore l’esordio di Fortis fu dunque da urlo, come lo furono i “suoi” anni ’80.

58:56

Musicalmente - Alberto Fortis

RSI Musicalmente 20.01.1982, 16:24

Difficile, anzi impossibile che Fortis replichi sé stesso. Sarebbe una contraddizione in termini, una pratica per lui contro natura. Perché sarebbe come tradire sé stessi. E questa libertà espressiva, unitamente alla necessità di esprimere e condividere anche la sua ricca interiorità attraverso la forma canzone, rimane cardine oltre che della persona del tuo credo artistico. Ecco perché Alberto Fortis può esser simile a molti ma uguale a nessuno.

Infatti, già col secondo disco spiazza e non poco. Tra Demonio e santità è un lavoro che gioca sulla dicotomia tra il male e il bene, la luce e le ombre, il bello e il brutto. E che grazie a una scrittura a tratti ermetica riflette sulla vita, la morte, l’amore, la fede e l’amicizia elaborando riflessioni e speculazioni filosofiche. Un concept album ambizioso, di spessore, premiato da pubblico e critica. Che conferma la statura e la qualità artistica del nostro. Che oltretutto è un ottimo musicista, preparato, culturalmente attrezzato e che padroneggia con maestria diversi linguaggi musicali. Quello del prog, quello del pop e del soul, ad esempio, così come la tradizione cantautorale e quelli declinati nel rock. Che sciorina in album eccellenti, anche figli di soggiorni prolungati in America. Dove respira altre atmosfere, dove conosce, frequenta, suona e dialoga con artisti di fama e spessore. E l’America la frequenterà per anni, vivendoci pure.

La grande grotta lo pubblica nel 1981; è l’album di canzoni quali Nena del SalvadorSettembre per intenderci, probabilmente il primo esempio di pop gospel in Italia. O l’anno successivo Fragole infinite: un lampante omaggio agli amati Beatles, registrato negli Abbey Road Studios di Londra sotto l’egida di George Martin (il Quinto Beatle), espressamente dedicato a John Lennon, uno dei suoi punti di riferimento con il Dalai Lama (che ha avuto modo di conoscere), la cultura dei Navajos e la spiritualità orientale.

Già perché l’artista piemontese è aderente alle questioni sociali e umanitarie, e da tempo. Oltre a coltivare una propria interiorità e spiccata spiritualità Fortis è ambasciatore Unicef quale testimonial dei bambini Navajo, così come lo è dei City Angels e dell’Associazione Italiana contro la Sclerosi Multipla.  

1:29:40

Showcase Alberto Fortis

RSI Cultura 05.02.2015, 11:15

Questi e altri album come lo sperimentale El niño dell’1984 e i licenziati negli anni a venire che con fortune alterne mantengono inalterata la qualità della sua poetica. Ispirata, libera, aderente alla sua anima, alla ricchezza musicale che sciorina ed esprime. Una libertà artistica e di scrittura che è la sua “cifra” come dicevo, come i testi che toccano differenti registri espressivi: l’ironia, il nonsense, la tenerezza; a volte sono ermetici altre romantici, divertenti. Spesso allegorico-simbolici. Che gli permettono di esprimere la sua fertile interiorità, decifrare il senso stesso della vita, suggerire possibili percorsi evolutivi. Un autore mai banale a prescindere, e questo oltre a esser un merito è sempre più, purtroppo, merce rara. Frugando tra le pieghe del tempo un esempio successivo tra i molti è Do l’anima del 2014, che Fortis venne anche a presentare nell’ambio degli Showcase della RSI. 12 album in studio, una manciata di raccolte e dischi dal vivo, due raccolte di poesie sono la carta d’identità di un artista davvero originale e di qualità, dotato inoltre di una vocalità unica, riconoscibile. Un artista che anche nel corso di quel tempo che ha modificato i parametri relativi alla fruizione, alla distribuzione, alla finalità e “sacralità” della musica stessa, imperterrito e in barba alle oscillazioni del gusto ha spesso scritto “Bellezza” più che “semplici canzoni”.

12:01

70 anni di Alberto Fortis 

Tra le righe 02.06.2025, 14:00

  • Imago/Gruppo LiveMedia
  • Sarah Tognola e Neva Petralli

Correlati

Ti potrebbe interessare