Nel “bestiario” della musica leggera italiana lei è l’Aquila di Ligonchio, in grintoso trittico con la Tigre di Cremona (Mina) e la Pantera di Goro (Milva). Lei è Iva Zanicchi. Cantante ma anche attrice, personaggio radio e tivù, scrittrice, ex europarlamentare di Forza Italia.
Tre Sanremo vinti, un quarto alla carriera appena ricevuto, 30 e più album pubblicati, in tempi di Guerra fredda si esibì al Madison Square Garden di New York e in URSS, dove fu lodata dalla Pravda, organo di partito poco incline ad aperture sbarazzine. 85 anni e nessuna voglia di smettere, tanto da collaborare con artisti della scena dance, ha dichiarato di non essere una santa e che passerà parecchio tempo in Purgatorio.
Destinata a far sempre parlare di sé, come testimoniano le recentissime polemiche per la sua partecipazione a un evento canoro in Russia assieme ad Al Bano, la cantante emiliana si è raccontata a Damiano Realini davanti alle telecamere de Lo Specchio.
«Avevo una nonna che aveva l’unica osteria in questo piccolo paese, che era Vaglie. Allora, quando ero bambina, le donne non potevano entrare in osteria. Ma io ero la nipote e ci potevo entrare. Lì cosa facevano gli uomini alla sera? Si ubriacavano e cantavano; c’erano delle voci, in questo paese, meravigliose. Io da bambina ero un mostro, perché avevo la voce più o meno come ce l’ho adesso».
Una voce che si faceva notare fin dalla più tenera età: «Sono nata affamata e canterina. Perché da subito facevo delle urla che radunavo tutto il paese! Ero affamata, ma mia mamma non se ne era resa conto. Mi allattava, avevo tre mesi, e quando mi staccava dal seno diventavo nera e piangevo disperata». La madre, preoccupata per la vita della piccola Iva, esternò i suoi pensieri a una vecchia zia, che prese in mano la situazione: «Mi ha denudata, mi ha tastato ben bene e le ha detto: “Questa bambina ha fame”. È andata in cucina e mi ha preparato il pancotto. Io l’ho mangiato tutto e ho smesso di piangere».
Canzoni da far battere il cuore: «Quando arrivava un autore, si metteva al pianoforte e mi suonava una canzone, di colpo sentivo come un brivido, una scossetta al cuore. È stato così dall’inizio. Quando mi hanno fatto ascoltare Cry to Me, che poi è diventata Come ti vorrei, è stato quel “brividino” lì. Quando ho sentito per la prima volta La riva bianca, la riva nera… pelle d’oca. Non la volevo fare, la faccio, ed è stato un grande successo perché ha toccato il cuore delle persone». Ma le piace anche cantare per divertirsi, come nel brano estivo Dolce far niente, dei dj A-Clark e Vinny.
La tv: «Ho fatto delle cose orribili. Perché per fare 9 anni Ok, il prezzo è giusto! la cantante muore. Non sopravvive a una cosa così. Ce l’ho fatta a uscirne. Ho fatto la cosa peggiore di tutte, ma l’ho fatta con il cuore, perché volevo. Ed è stata un’esperienza unica».
Ha fatto politica nel centrodestra, lei, figlia di una terra tradizionalmente di sinistra: «Io Bella ciao l’ho sempre cantata, perché la Resistenza non è di una parte sola. La Resistenza è di tutti. Anche di noi che eravamo nelle case. Mio papà era prigioniero in Germania, mia mamma era una partigiana della sua famiglia, che ci ha difeso».
Il suo Fausto nel cuore: «Quando è morto mio marito, in agosto, mi sono sentita persa [...] Io riesco a staccare. Questo è un insegnamento che mi ha dato mia mamma, che era una donna molto saggia: i grandi dolori, le grandi gioie, li devi tenere dentro al cuore. Se devi andare a fare lo spettacolo, ridi, canta, salta, balla. Io faccio così. Poi la sera me ne torno a casa, penso al mio “Pippi”, lo sento vicino, prego per lui. Ma quando sono fuori rido, scherzo, gioisco. Sarò pazza? Non lo so. Forse».

Ospite: Iva Zanicchi
Lo Specchio 08.06.2025, 19:20