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La speranza non è in vendita

Ritratto in due puntate di don Luigi Ciotti - di Sonja Riva

(Keystone)

La speranza non è in vendita

  • La speranza non è in vendita (1./2)

    Laser 18.03.2013, 02:00

  • La speranza non è in vendita (2./2)

    Laser 19.03.2013, 02:00





È un prete che ha scelto di dedicare la sua vita agli altri, agli ultimi, agli abbandonati, che siano tossicomani, carcerati, prostitute, terroristi, sieropositivi, vittime dell’illegalità e delle mafie. È battagliero, indomito, mai fermo, un lottatore. Un uomo cui gli incontri della vita, hanno cambiato la sua, di vita. I suoi due punti di riferimento sono il Vangelo e la Costituzione, perché entrambi parlano di giustizia. Uno dei temi per i quali si batte, insieme al rispetto dei diritti, alla ricerca di verità, all’uguaglianza di tutti, al diritto all’istruzione come strumento per combattere la cultura mafiosa. Rivendica politiche sociali, leggi e presenza consapevole dello stato, nella lotta contro le ingiustizie e contro l’illegalità. La sua vita è stare con la gente. Ha aperto nel 1974, la sua prima comunità. Esperienza confluita nella fondazione del Gruppo Abele. Ha partecipato attivamente ai lavori che hanno fatto nascere leggi importanti, come quella sulle tossicodipendenze, o quella che prevede l’uso sociale dei beni confiscati ai mafiosi. È stato garante alla conferenza mondiale dell’AIDS, nel 1991. Ha fondato un mensile, Narcomafie, per denunciare e contrastare il potere mafioso. Nel 1995 presiede la nascita di Libera, nomi e numeri contro le mafie, oggi riferimento per oltre mille e seicento realtà italiane e internazionali. Ma anche una casa editrice, un centro di documentazione e di ricerca, e fondato, l’Università della strada, per la formazione degli operatori. Di sé dice: “Sono felice di spendere la mia vita a saldare la terra con il cielo”. Lo abbiamo incontrato nella sede di Libera a Roma, dove ci ha accolto, insieme con il suo gruppo di collaboratori e la sua scorta che lo accompagna da molti anni, dopo aver ricevuto numerose minacce e intimidazioni mafiose. Le sue parole ci hanno comunicato l’urgenza del suo fare, le innumerevoli difficoltà anche economiche del suo agire, la sua grande energia ed anche una foga istintiva, nutrita da una stanchezza che teme forse, di non riuscire a far fronte come vorrebbe alle sue lotte.

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