Cultura e spettacoli

Per non dimenticare l'AIDS

Un film francese porta la malattia sotto la lente di Cannes

  • 20 maggio 2017, 17:55
  • 14 settembre 2023, 10:04
Il protagonista del film di Campillo

Il protagonista del film di Campillo

Il ritmo della house music o dei battiti di un cuore agitato? Il titolo del film francese del marocchino Robin Campillo in concorso a Cannes: 120 Battements par minute, probabilmente si riferisce a entrambi i significati. Alla scena finale in discoteca con la musica dei primi anni ’90, quando gli eventi hanno luogo; e all’emozione di chi balla, di chi è malato, di chi lotta per una causa e, perché no, a quella di chi è innamorato.

Tutto si svolge a Parigi all’interno il movimento di rivolta giovanile Act Up, che denunciava il poco interesse delle case farmaceutiche e delle autorità per curare e prevenire l’Aids. Omissioni a cui si collegavano forme di intolleranza verso gli omosessuali e i drogati, ovvero la stragrande maggioranza di coloro che vengono affetti dalla sindrome.

I protagonisti di 120 Battements par minute si incontrano regolarmente alle riunioni dell’Act Up (ricostruite con grande fedeltà perché Campillo e il cosceneggiatore Philippe Mangeot aderirono entrambi al movimento) e fra loro nasce una grande storia d’amore. Ma Sean, 26enne, è ad uno stadio avanzato della malattia, mentre Nathan non ne è affetto ma cura il suo ragazzo fino ad un tragico finale.

Il regista affronta anche il tema dell’eutanasia perché, ha dichiarato, in quel periodo ci sono stati molti casi di eutanasia clandestina fra gli affetti da Aids tenuti sotto silenzio. E ha aggiunto di non avere girato questo film per un sentimento di nostalgia ma per mettere in scena fatti che non sono ancora stati raccontati adeguatamente.

Gli attivisti di Act Up sono al centro del film

Gli attivisti di Act Up sono al centro del film

E, al di là delle scene tragiche o di quelle romantiche, restano impresse nella mente dello spettatore le shoccanti azioni di rivolta compiute dall’Act Up: dal lancio di sacchetti di sangue finto sulla faccia dei politici, alla stessa Senna colorata della stessa tinta, fino all’azione dimostrativa fortemente disturbante di spargere le ceneri di una vittima dell’Aids sul buffet elegantissimo di un’incontro istituzionale.

Francesca Felletti

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