Approfondimento

La Cina e la corsa globale alla robotica

Nonostante le tensioni commerciali e l’aumento dei dazi, il Paese continua a rafforzare la sua posizione - Una capacità di innovazione che stupisce gli osservatori

  • 5 maggio, 05:51
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Robot umanoidi allo stand Chery al Salone dell'automobile di Shanghai

  • Reuters
Di: Tristan Hertig (RTS)/sf 

La trasformazione dell’industria cinese è cominciata molto prima delle attuali tensioni commerciali. Il piano strategico “Made in China 2025”, lanciato dieci anni fa, fissava obiettivi precisi per far emergere campioni nazionali in settori come la robotica, i veicoli elettrici o l’intelligenza artificiale, sottolinea un approfondimento di RTS.

Intervistato dal New York Times, He Liang, fondatore di Yunmu Intelligent Manufacturing, uno dei principali produttori cinesi di robot umanoidi, sottolinea che Pechino ora cerca di fare della robotica “un’industria a sé stante”, paragonabile a quello che è stato lo sviluppo dell’automobile elettrica. Questa ambizione è sostenuta da investimenti colossali e da una mobilitazione del sistema educativo: in totale, circa 350’000 laureati in ingegneria meccanica escono ogni anno dalle università cinesi, contro 45’000 negli Stati Uniti.

Industria e automazione

Il massiccio ricorso all’automazione permette alle fabbriche cinesi di ridurre i costi migliorando al contempo la loro competitività. Secondo la Federazione internazionale di robotica, la Cina ha ora più robot industriali per 10’000 lavoratori nel settore manifatturiero rispetto a qualsiasi altro Paese, ad eccezione di Corea del Sud e Singapore.

Nelle fabbriche cinesi più moderne, l’automazione non si limita ad assistere i lavoratori: li sostituisce in interi segmenti della produzione. Come nella fabbrica Zeekr a Ningbo, dove centinaia di bracci robotizzati saldano le carrozzerie delle auto in quelle che vengono chiamate “fabbriche oscure”, poiché sono in grado di funzionare senza intervento umano né luce.

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Bracci robotici per l'assemblaggio di veicoli in una fabbrica del produttore cinese Zeekr

  • Keystone

I robot, attivi 24 ore su 24, trasportano, fondono e assemblano i materiali senza interruzioni, aumentando la produttività e riducendo al contempo i costi fissi. Questo modello di automazione intensiva consente ai produttori cinesi di rimanere competitivi nonostante l’aumento del costo del lavoro e le pressioni esterne legate alle barriere commerciali.

La Fiera di Canton, specchio delle ambizioni tecnologiche cinesi

Alla Fiera di Canton, la più grande esposizione commerciale della Cina, le innovazioni robotiche cinesi si distinguono ora per la loro efficienza e il loro costo imbattibile. Il South China Morning Post di Hong Kong ha riferito che Dolphin Robot Technology, un’azienda cinese specializzata nello sviluppo e nella produzione di tecnologie robotiche avanzate, ha ottenuto ordini per oltre un milione di dollari in soli due giorni grazie al suo caffè automatizzato.

Han Zhaolin, fondatore dell’azienda, sottolinea che nonostante le tensioni commerciali, “la domanda dei clienti statunitensi è rigida” e che “non esiste un equivalente del loro prodotto sul mercato statunitense, tedesco o giapponese”.

Nella maggior parte dei casi, la stragrande maggioranza dei componenti è di origine locale. Le aziende cinesi evitano quindi in parte gli aumenti tariffari. Questo è il caso, ad esempio, di Zheijiang Qiangnao Technology, che commercializza negli Stati Uniti protesi bioniche intelligenti certificate dall’agenzia americana responsabile della protezione della salute pubblica (FDA) e disponibili a un prezzo da cinque a sette volte inferiore rispetto ai concorrenti occidentali.

L’azienda continua quindi i suoi sforzi per commercializzare le sue gambe e mani bioniche sul mercato statunitensi, nonostante le tensioni. La guerra commerciale non ha quindi indebolito l’innovazione cinese. In alcuni casi, sembra addirittura aver rafforzato una dinamica di autonomia industriale.

Robotica umanoide: la Cina accelera

Oltre all’automazione industriale e alle innovazioni mediche presentate alla Fiera di Canton, la Cina mostra grandi ambizioni in un altro campo: la robotica umanoide.

Per illustrare i suoi progressi, in aprile Pechino ha organizzato un evento spettacolare: una mezza maratona dove 18 robot umanoidi hanno partecipato insieme a corridori umani. “Una trovata? Certo. Ma anche una metafora irresistibile - e chiaramente intenzionale - dell’ambizione della Cina nella competizione tecnologica con l’America”, riporta The Economist.

Ma dietro il simbolo si delinea una strategia di fondo. Il premier Li Qiang ha recentemente affermato che lo sviluppo di robot intelligenti sarà “vigorosamente sostenuto” dallo Stato ed è stato istituito un fondo nazionale di 137 miliardi di dollari per finanziare la robotica avanzata e le tecnologie associate. Un fondo che si aggiunge ai prestiti di 1’900 miliardi di dollari delle banche statali a favore dell’industria negli ultimi quattro anni.

Il settore privato accompagna questo slancio: Tencent, Huawei o BYD ora investono massicciamente in start-up specializzate nella robotica.

Un ecosistema sempre più sovrano

Un altro fattore determinante del vantaggio cinese risiede nella sua padronanza dei componenti critici per la robotica, in particolare sensori, telecamere, motori e attuatori.

Secondo The Economist, tra circa sessanta produttori specializzati negli “occhi” robotici (telecamere e sensori) e nei “muscoli” (attuatori per mani e articolazioni), 48 sono cinesi. La loro capitalizzazione di mercato combinata raggiunge i 217 miliardi di dollari ed è aumentata del 56% da settembre.

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Un robot Optimus, noto anche come Tesla Bot, al World AI Cannes Festival dello scorso anno

  • Keystone

Questa potenza industriale permette ai produttori cinesi di ridurre notevolmente i costi di produzione di robot avanzati. Bank of America stima così che il costo dei materiali necessari per la fabbricazione di un robot umanoide cinese potrebbe dimezzarsi entro il 2030, scendendo a circa 17’000 dollari.

Al contrario, gli Stati Uniti rimangono molto dipendenti da fornitori esteri per questi componenti strategici, in particolare dalla Cina. Una dipendenza che è diventata un freno nel contesto attuale di tensioni commerciali. Elon Musk, CEO di Tesla, ha in particolare avvertito che le restrizioni cinesi sull’esportazione di magneti di terre rare minacciano la produzione dei suoi robot Optimus.

Le debolezze statunitensi nella corsa ai robot

Nonostante i notevoli progressi nell’intelligenza artificiale, gli Stati Uniti faticano a tenere il passo imposto dalla Cina nel campo della robotica. La guerra commerciale destabilizza le catene di approvvigionamento e aumenta i costi di produzione.

Jeff Cardenas, CEO della società di automazione americana Apptronik, ha spiegato a Bloomberg che l’instabilità creata dai nuovi dazi rendeva quasi impossibile qualsiasi pianificazione strategica a lungo termine per i produttori americani.

Un’incertezza persistente che ora minaccia di rendere più difficile per gli Stati Uniti guidare la corsa globale all’innovazione robotica.

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