“Turisti della guerra” o “cecchini del weekend”: così i media italiani hanno chiamato le persone che un’inchiesta aperta a Milano dal pubblico ministero Alessandro Gobbis sta cercando di individuare. Coloro che fra il 1993 e il 1995, nel pieno della guerra che sconvolse l’ex Iugoslavia, partecipavano al massacro di 11’000 persone pagando le milizie serbo-bosniache per potersi appostare attorno a Sarajevo e sparare sui civili, donne e bambini compresi, come se si trattasse di una battuta di caccia. In base alle testimonianze raccolte, partivano da tutto il Nord Italia ed erano perlopiù simpatizzanti di estrema destra con la passione per le armi. Volavano a Belgrado con una compagnia serba e da lì proseguivano in elicottero.
“Ciò che ho appreso, da una fonte in Bosnia-Erzegovina, è che l’intelligence bosniaca a fine 1993 ha avvertito la locale sede del SISMI (i servizi segreti militari italiani, ndr) della presenza di almeno cinque italiani, che si trovavano sulle colline intorno alla città, accompagnati per sparare ai civili”, si legge nell’esposto di 17 pagine datato 28 gennaio dello scrittore Ezio Gavazzeni, che ha portato all’apertura di un’inchiesta. Oltre agli italiani, ci sarebbero stati anche stranieri di altre nazionalità.
SEIDISERA 18.00 del 11.11.2025 L’intervista a Ezio Gavazzeni
RSI Info 11.11.2025, 19:10
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La fonte in questione, indicata con nome e cognome nel testo, sarebbe un ex 007 bosniaco, venuto a conoscenza del fenomeno attraverso i documenti di interrogatorio di un volontario serbo che era stato catturato. Informato, il SISMI sarebbe intervenuto per fermare questi viaggi.
Anche se il fascicolo a carico di ignoti è recente, e non ha ancora portato a concreti atti istruttori, la storia non è del tutto nuova. Di persone sospette per l’abbigliamento, le armi che portavano, la mancata conoscenza del terreno e le guide che si portavano appresso, parlava per esempio già una deposizione resa nel 2007 al Tribunale internazionale dell’Aia da un ex pompiere statunitense recatosi come volontario nella città assediata. Si dice disposta a testimoniare la ex sindaca di Sarajevo, Benjamina Karic, che quando era in carica, nel 2022, presentò una denuncia penale contro persone non identificate coinvolte nella vicenda. Del caso parla anche un documentario, “Sarajevo Safari” del 2022, del regista sloveno Miran Zupanic. Ne parlava anche un libro, “I bastardi di Sarajevo”, pubblicato nel 2014 e ripubblicato quattro anni dopo dal giornalista Luca Leone.




