Dalle otto di stamattina si vota in Italia per il rinnovo di Camera e Senato; 50 milioni e mezzo di elettori per la Camera e 46 milioni per il Senato (inclusi i residenti in altri paesi) sono chiamati alle urne oggi (fino alle 22) e domani (7-15), in seguito allo scioglimento anticipato del Parlamento del 22 dicembre 2012, dopo le dimissioni dell'Esecutivo di Mario Monti.
Deputati e senatori da eleggere sono rispettivamente 618 e 309 sul territorio italiano, 12 e 6 nelle circoscrizioni estere. Lo spoglio delle schede inizierà subito dopo la chiusura dei seggi, cominciando dal Senato.
Elezioni anche in tre regioni
Nel contempo si scelgono anche i presidenti e i Consigli regionali di Lombardia, Lazio e Molise (13 milioni di elettori in tutto). Lo scrutinio dei voti scatterà in questo caso martedì alle 14.
Grillo non dice quando vota, Berlusconi viola il silenzio
Sulla partecipazione alla due giorni elettorale pesa l'incognita delle neve, copiosa sulle regioni del nord. Intanto solo il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, non ha comunicato quando si recherà alle urne. Gli altri candidati invece hanno fatto sapere l'ora e il luogo per farsi immortalare e per richiamare i propri sostenitori. La campagna si era chiusa ufficialmente venerdì, ma ieri c'è stato il tempo per un'ultima polemica. L'ha scatenata Silvio Berlusconi, violando il silenzio prescritto per il giorno della vigilia. Andato a salutare il Milan a Milanello, il leader del PdL ha attaccato Monti, la Germania e la magistratura, definendo quest'ultima "una mafia peggiore di quella siciliana".
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Come nel 2006 e 2008, le elezioni sono regolate dalla legge 270 del 21 dicembre 2005, opera dell'allora ministro delle riforme Roberto Calderoli e definita "porcellum" dal politologo Giovanni Sartori. Essa aboliva i collegi uninominali e introduceva liste bloccate: la popolazione non può esprimere preferenze e di conseguenza sono i partiti a determinare di fatto gli eletti, in base alla posizione che assegnano loro sulla lista.
Sono previsti premi di maggioranza, su base nazionale per la Camera, regionale per il Senato (con l'unica eccezione del Molise, che non lo contempla). Alla coalizione vincitrice sono attribuiti almeno 340 seggi alla Camera, dove la soglia di sbarramento per l'ingresso in Parlamento è fissata al 10% per le coalizioni, al 2% per le singole liste che ne fanno parte e al 4% per i partiti che corrono da soli.
Al Senato, le soglie sono rispettivamente del 20%, 3% e 8%. I premi regionali fanno sì per esempio che chi perde in Lombardia sia di fatto costretto ad aggiudicarsi tutte le altre regioni per godere di una maggioranza solida.