Urne aperte in Bolivia per il ballottaggio presidenziale in cui circa 7,5 milioni di cittadini sono chiamati a scegliere tra il candidato centrista del Partito Democratico Cristiano (PDC), Rodrigo Paz Pereira, e l’ex presidente di destra della coalizione Libertà e Democrazia (Libre) Jorge “Tuto” Quiroga.
I seggi, aperti in Bolivia in mattinata, chiuderanno stasera (le 23.00 in Svizzera, ndr). Entrambi esponenti dell’opposizione al governo uscente, hanno capitalizzato il malcontento degli elettori nei confronti del Movimiento al Socialismo (MAS) accedendo al secondo turno. Nelle elezioni di agosto Paz ha ottenuto il 32,06% dei voti e Quiroga il 26,70%. L’esito del ballottaggio rimane incerto, anche se i sondaggi indicano Quiroga in vantaggio.

Jorge Tuto Quiroga con il suo candidato alla vice-presidenza Juan Pablo Velasco
Il voto si svolge in un contesto segnato da una delle peggiori crisi economiche degli ultimi anni, con un’inflazione annua superiore al 23% e carenze di dollari, beni di prima necessità e carburante. “Voglio che le cose cambino, siamo tutti rovinati, tutto è aumentato”, ha dichiarato Paulina Quispe, una donna aymara di 57 anni, subito dopo aver votato a La Paz.
Voglio che le cose cambino, siamo tutti rovinati, tutto è aumentato
Paulina Quispe, cittadina boliviana
I due candidati sono volti noti ai boliviani. Quiroga è stato vicepresidente di Hugo Banzer - dittatore dal 1971 al 1978 e poi eletto democraticamente nel 1997 - durante il suo secondo mandato, succedendogli alla guida del Paese tra il 2001 e il 2002. Il politico promette “cambiamenti radicali” in economia, ispirati alla ricetta neoliberale: tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni, liberalizzazione economica, attrazione di investimenti tramite riduzione delle tasse e sostegno del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Annuncia inoltre l’intenzione di “scongelare” i rapporti con gli Stati Uniti e con Donald Trump, da lui elogiato.
Rodrigo Paz, figlio di Jaime Paz Zamora - presidente dal 1989 al 1993 - ha sorpreso al primo turno ottenendo consenso nelle regioni periferiche grazie a una candidatura costruita nel tempo dal basso. Anche Paz propone un programma liberale, ma meno radicale di quello di Quiroga. Con lo slogan “pochi soldi per tutti” sostiene che la Bolivia non ha bisogno di finanziamenti esterni e che i problemi economici possono essere risolti senza l’intervento dell’FMI. Punta sulla crescita attraverso incentivi al settore privato mantenendo i programmi sociali per le fasce più povere. Ha anche promesso tagli alla spesa pubblica e un maggiore decentramento dello Stato. Indipendentemente da chi guiderà il Paese nei prossimi cinque anni, le sfide sono enormi.

Elezioni in Bolivia
Telegiornale 17.08.2025, 12:30
L’UE schiera 120 osservatori elettorali
L’Unione europea ha dispiegato 120 osservatori elettorali nelle nove regioni della Bolivia per monitorare le operazioni di voto. Il capo della missione UE, Davor Ivo Stier, ha dichiarato ai media locali che condurrà “una osservazione imparziale e neutrale” durante la giornata elettorale e martedì presenterà un “rapporto preliminare”. Stier ha ricordato che gli sfidanti hanno firmato un accordo per riconoscere l’esito del voto, sottolineando che “è molto importante che riconoscano effettivamente i risultati”.